La Presidenza del Consiglio dei ministri dovrà risarcire otto milioni di euro alle 30 parti civili
L'AQUILA - Il Tribunale civile dell'Aquila ha condannato la Presidenza del Consiglio dei ministri a risarcire otto milioni di euro alle 30 parti civili per le rassicurazioni prospettate dall'ex numero due del Dipartimento nazionale di Protezione civile, Bernardo De Bernardinis.
De Bernardinis era già stato condannato con sentenza passata in giudicato a due anni di reclusione. A riportarlo sono i media locali.
La battaglia legale - L'iniziativa legale riguarda le risultanze del lavoro della Commissione Grandi Rischi riunita all'Aquila il 31 marzo 2009, a cinque giorni dalla tragica scossa, che avevano tranquillizzato la popolazione che era alle prese con uno sciame sismico da alcuni mesi.
La battaglia legale è stata portata avanti dagli avvocati Maria Teresa di Rocco e Silvia Catalucci del Foro dell'Aquila, che nel 2010 avevano deciso d'intraprendere l'azione civile anziché quella penale, nei riguardi della stessa Presidenza del Consiglio dei Ministri perché la Commissione Grandi Rischi è organo consultivo della stessa. Il risarcimento delle parti offese - i famigliari delle vittime - non è stato suddiviso in parti uguali, ma in base ai danni subiti.
«Accertata quindi almeno potenzialmente l'idoneità delle dichiarazioni del De Bernardinis ad incidere causalmente sulla condotta dei cittadini dell'Aquila, si tratta di verificare in questa sede, se tale efficacia causale sia stata anche dimostrata, all'esito dell'istruttoria civile, nei confronti degli attori non costituitisi parte civile nel processo penale»: così si legge nella sentenza del giudice del Tribunale civile dell'Aquila.
Quelle frasi rassicuranti erano state rese una settimana prima dell'evento catastrofico del sisma dell'Aquila il 6 aprile del 2009, (309 morti migliaia di feriti e decine di migliaia di sfollati) dall'ex numero due del Dipartimento di protezione civile, che secondo lo stesso Tribunale condizionò le abitudini della stessa popolazione che rimase in casa invece di trovare riparo all'esterno.