Sale ulteriormente la tensione al nord del Kosovo, il ministro Dacic: «Noi pronti a intervenire se si arrivasse ad attacchi ai serbi»
BELGRADO - «Il presidente della Serbia ha ordinato all'esercito di portarsi al più alto livello di prontezza al combattimento, cioè al livello dell'uso della forza armata». Sono le parole pronunciate ieri dal ministro della Difesa di Belgrado, Milos Vucevic. Dunque la tensione con il Kosovo non accenna a diminuire. La preoccupazione è quella di salvaguardare la popolazione serba nel nord del Kosovo da un possibile intervento della polizia kosovara, che potrebbe intervenire per rimuovere blocchi stradali e le barricate, erette dai manifestanti di etnia serba. La protesta, scoppiata dopo l'arresto di un ex poliziotto di etnia serba - e per un malcontento nei confronti del governo di Pristina - dura ormai da circa 17 giorni. Per dare una dimensione della possibile portata di un'escalation violenta, va ricordato che sono circa 120mila (su 1,8 milioni di abitanti) i cittadini di origine serba che vivono in Kosovo, paese la cui indipendenza Belgrado non ha mai riconosciuto.
Truppe serbe dispiegate in aumento - Secondo il ministro degli Esteri IvicaDacic, il presiedente Alksander Vucic ha ordinato d'incrementare il contingente delle forze armate speciali, portandole dalle attuali 1.5000 a 50000 unità, lo riporta il Guardian. Mentre ancora nessuna risposta ufficiale giunge dalla Kfor (Kosovo Peacekeeping Force), circa la possibilità di dispiegare fino a 1.000 truppe nel nord del Kosovo, come richiesto da Vucic. E a questo proposito, ieri, sulle strade in direzione Kosovo, sono stati avvistati e ripresi in un video veicoli dell'esercito serbo. A testimonianza dell'elevato grado di tensione, al confine sono arrivati anche il ministro della Difesa Vucevic e il capo di stato maggiore delle forze armate di Belgrado, il generale Mojsilovic. Infine, il primo ministro Ana Brnabic, la scorsa settimana, aveva profetizzato che la situazione con il Kosovo è «sull'orlo di un conflitto armato».
Il presidente serbo Vucic vede il patriarca Porfirije di Serbia - A separare le etnie serbe e albanesi è anche il credo religioso*, rispettivamente cristiano ortodosso e musulmano. A questo proposito, secondo l'agenzia russa Tass, ieri Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha incontrato il patriarca Porfirije di Serbia. All'origine dell'incontro, ci sarebbe la decisione di Pristina di vietare al patriarca l'ingresso nella regione prima di Natale. I due si sono dunque trovati nella residenza del leader religioso e, secondo diversi media serbi, Vucic avrebbe «chiesto al patriarca Porfirije di dare la sua benedizione per difendere il Kosovo e Metohija proprio come fece il principe Lazar prima della battaglia del Kosovo nel 1389».
Le tre linee rosse e l'ipotesi intervento diretto - «Noi siamo per la pace e il dialogo, ma se si arrivasse ad attacchi fisici e all'uccisione di serbi, e se la Kfor non dovesse intervenire, la Serbia sarà costretta a farlo», ha dichiarato ministro Dacic secondo quanto riportano i media di Belgrado. Nello specifico, sono tre le linee rosse che la Serbia ritiene non negoziabili, come indicato dal numero uno agli esteri serbo, ripreso dall'agenzia di stampa Ansa. Primo punto è la creazione della Comunità delle municipalità serbe in Kosovo. Secondo: il fermo «no» all'indipendenza del Kosovo e alla sua eventuale ammissione all'Onu e ad altre importanti organizzazioni internazionali. Terzo e ultimo: la difesa della sicurezza e dell'incolumità fisica dei serbi del Kosovo.
La kfor incontra il premier kosovaro Kurti - Nel frattempo, la KFOR, che come abbiamo riferito, ha aumentato la sua presenza nella regione, ha reso noto che l'ultimo incidente, in prossimità di una pattuglia della forza di pace, è avvenuto il giorno di Natale, quando sono stati esplosi colpi di arma da fuoco, con protagoniste «persone, sconosciute e armate». La KFOR, in un tweet, ha detto che si sta indagando sull'incidente e ha aggiunto che «non ci sono stati feriti o danni materiali». Per discutere la situazione sicurezza, ieri il comandante del contingente Nato, il generale italiano Angelo Ristuccia, ha incontrato Lars-Gunnar Wigemark, capo missione dell'UE per l'ordine pubblico, e il primo ministro kosovaro Albin Kurti, che da tempo si dice preoccupato circa l'eventuale rischio bellico che, a suo dire vedrebbe interessata anche la Russia, visto che nei Balcani i russi «hanno un cliente, che si trova a Belgrado».
*Il 90-95% della popolazione in Kosovo è musulmana (albanesi, bosgnacchi, gorani e turchi). I serbi, invece, sono per la quasi totalità cristiani ortodossi e rappresentano circa il 3% del totale della popolazione. L'ultimo censimento risale però solo al 2011.
Escalation significativa da parte della Serbia, che ha messo in stato di allerta tutte le forze militari e di sicurezza. Obici semoventi Nora da 155mm sono stati posizionati nei pressi del posto di blocco di Yarinje, sul confine Kosovo-Serbia. pic.twitter.com/llWUe0D5xA
— OSINT-I (@OSINTI1) December 26, 2022
Today, the Commander of the #NATO-led #KFOR mission, Major General Angelo Michele Ristuccia, met with Mr. Albin Kurti @albinkurti and Mr. Lars-Gunnar Wigermark @LarsGWigemark (HoM @EULEXKosovo) to discuss the security situation in Kosovo. pic.twitter.com/IKteFEDQwZ
— @NATO - KFOR (@NATO_KFOR) December 26, 2022