La parola ad alcuni giovani svizzeri che stanno occupando un villaggio che verrà presto abbattuto per scavare una nuova miniera di lignite
LÜTZERATH - Sono tese queste ore a Lützerath. Centinaia di attivisti sono accorsi da tutta Europa per cercare di salvare un villaggio da un disastro ecologico. Il colosso energetico RWE è in procinto di abbattere le abitazioni per poter scavare una miniera di lignite.
Un violento intervento di polizia
«Ci sono davvero tantissimi poliziotti, forse migliaia. E ruspe». A parlare è una giovane svizzera tedesca, raggiunta al telefono nel pieno dello sgombero avviato dalle autorità. «Gli agenti sono arrivati questa mattina, in maniera violenta. È stato assurdo». Ora (le 14:30 di mercoledì, ndr), «ci siamo spostati all'interno degli edifici e sugli alberi. Siamo circa 500, ma fino a martedì eravamo in mille. Molte persone sono state arrestate».
La ventenne racconta di aver paura di finire in manette, «come molti altri. Ma vogliamo comunque lottare perché ci spaventa di più quello che accadrà se non facciamo niente». Rwe, ricordiamo, intende estrarre milioni di tonnellate di lignite dal territorio di Lützerath che, per permettere lo scavo di una miniera, verrà completamente abbattuta. Ma gli attivisti credono che il colosso energetico possa ancora arrendersi: «Dipende da quante persone ci raggiungeranno per sostenerci».
«Abbiamo bisogno che se ne parli»
Aurélie e Sacha sono altre due attiviste romande, entrambe ventenni, che si trovavano a Lützerath fino a qualche giorno fa. «Siamo rimaste una settimana, tra la fine del 2022 e l'inizio del 2023». Le due, raccontano, non sono rimaste in quanto hanno degli obblighi lavorativi e scolastici in Svizzera, «ma probabilmente non saremmo rimaste comunque sia a causa delle forti repressioni delle autorità sia per le possibili ripercussioni giuridiche sulle nostre vite».
La polizia, spiegano le due giovani, «sarebbe dovuta arrivare il nove gennaio, ma il due era già lì e ci ha circondati. Da allora il dispositivo non ha cessato di crescere». Nonostante questo le attività quotidiane della cittadina ormai abitata solo da attivisti non si è fermata: «Abbiamo contribuito ai preparativi necessari in vista dello sgombero, costruendo barricate e strutture negli alberi».
Le due giovani credono nel presidio di protesta, ma sperano che giornali e politici si uniscano alla causa. «È necessario che ciò che sta avvenendo qui abbia la giusta eco, affinché chi lotta possa essere sentito dalle persone che hanno il potere di decidere del destino di Lützerath».
Una banca svizzera coinvolta
Un altro giovane attivista romando, che collabora con vari gruppi tra cui BreakFree, e che è in contatto diretto con alcune persone che si trovano sul posto, racconta che l'intervento di polizia «è stato massivo. Per portare avanti l'operazione sappiamo che centinaia di agenti sono stati chiamati da tutta la Germania e stanno usando metodi violenti contro le persone che si trovano lì».
Un punto inorridisce particolarmente l'attivista romando: una banca svizzera è tra i principali azionisti di Rwe. «Pictet ha investito circa 720 milioni di dollari». Come dichiarato dallo stesso istituto bancario, le relazioni d'affari sono cominciate nel 2019 principalmente per incoraggiare la vendita delle sue risorse in lignite e carbone. L'attivista aggiunge che Pictet sostiene Rwe «attraverso un fondo verde, comico, no? Ci hanno detto che investono in loro per accompagnarli nell'uscita dal carbone».
La reazione della banca Pictet
Una portavoce dell'istituto bancario spiega che effettivamente è stato investito un certo capitale in Rwe. «Lo facciamo perché il nostro obiettivo è accompagnare e non escludere. Rwe ha un piano di decarbonizzazione chiaro».
Si precisa che il governo tedesco aveva richiesto l'evacuazione di Lützerath a partire dal 2017 e nel 2020 è stato occupato dagli attivisti. Non è tuttavia chiaro se al tempo Rwe fosse già coinvolta nella decisione.