Cerca e trova immobili

ITALIAPerché si è tornati a parlare di "Unabomber italiano"

20.01.23 - 11:00
Caso riaperto con 11 indagati: c'è un nome nuovo rispetto a quelli già analizzati per gli attentati con l'esplosivo tra il 1994 e il 2006
Depositphotos (Polifoto)
Immagine di archivio.
Immagine di archivio.
Perché si è tornati a parlare di "Unabomber italiano"
Caso riaperto con 11 indagati: c'è un nome nuovo rispetto a quelli già analizzati per gli attentati con l'esplosivo tra il 1994 e il 2006

TRIESTE - 17 anni dopo l'ultimo attentato riconducibile al cosiddetto "Unabomber italiano", la procura di Trieste ha riaperto le indagini su uno dei casi più misteriosi della cronaca italiana a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila.

Di cosa si parla - Si tratta dell'ignoto attentatore che posizionò una trentina ordigni esplosivi tra Friuli-Venezia Giulia e Veneto negli anni che vanno dal 1994 al 2006. Drammatici episodi che lasciarono donne, uomini e bambini feriti o mutilati.

Un nuovo indagato - Gli inquirenti triestini hanno iscritto nel registro degli indagati 11 persone: dieci che sono già state al centro delle precedenti fasi dell'inchiesta, più «un nome nuovo, fatto di recente da un testimone la cui attendibilità è però tutta da verificare e, anzi, diciamo pure che ci sono grosse perplessità», come avvertono da Trieste. I magistrati Antonio De Nicolo e Federico Frezza hanno richiesto al giudice per le indagini preliminari un incidente probatorio, così da analizzare dieci reperti dell'epoca. La speranza è che il miglioramento delle tecnologie di analisi scientifica e l'incrocio con la banca dati Dna possa finalmente dare nome e cognome all'ignoto dinamitardo.

Zornitta: «Per me non porterà a nulla» - Tra gli indagati c'è di nuovo Elvio Zornitta, ingegnere di Pordenone che era entrato nella vicenda nel 2004 e rimasto il principale sospettato fino all'archiviazione nel 2009 e la scoperta che la prova principale contro di lui era stata manipolata da un agente della polizia scientifica, poi condannato. «Speriamo che trovino finalmente questo disgraziato» ha dichiarato Zornitta al Corriere della Sera. «Ho sentito che vogliono estrarre il Dna da un pelo trovato sull’uovo di un ordigno del 2000. Mi sembra un elemento che può aiutare. Se poi prendono quello dell’attentato del lamierino del 2004 magari si scopre che è la stessa mano». Zornitta non s'illude che sia la svolta del caso. «Per me non porterà a nulla. Perché, se ho capito bene, un giornalista ha avuto accesso ai corpi di reato. Se anche dovesse emergere qualcosa di utile, gli avvocati avranno buon gioco a smontare l’accusa per la contaminazione».

L'esposto - L'indagine parte dall'esposto di due vittime di Unabomber, Francesca Girardi e Greta Momesso, e del giornalista Marco Maisano, autore del podcast "Fantasma - Il caso di Unabomber". Quest'ultimo aveva spiegato di aver avuto accesso al luogo dove sono conservati i reperti del caso e di aver trovato elementi, come peli e capelli, sui quali all'epoca non furono esaminati con analisi genetiche.

L'iscrizione nel registro degli indagati degli 11 soggetti, compreso Zornitta, serve soprattutto a non rischiare d'invalidare l'incidente probatorio, ha spiegato De Nicolo. «Ma sia chiaro che non ci sono nuovi elementi».

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 
NOTIZIE PIÙ LETTE