I circa 60 superstiti del naufragio si trovano, straziati dal dolore, nel centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto
CROTONE - È stata sottoposta a fermo dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza la persona sulla quale erano in corso accertamenti perché sospettato di essere lo scafista del barcone naufragato a Cutro, in Calabria. Si tratta di un cittadino turco la cui posizione è ora al vaglio della magistratura.
Secondo quanto si è appreso, tra i relitti sarebbe stato trovato anche il documento di un altro soggetto che al momento non è stato rintracciato e che potrebbe essere fuggito o figurare tra i dispersi o le vittime.
Lo strazio dei superstiti - Piangono senza parlare, avvolti in un dolore terribile e muto, i circa 60 migranti superstiti del naufragio a Cutro, in Calabria, che sono stati portati nel centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto. Hanno tolto i vestiti bagnati e sono avvolti da coperte, riuniti, con lo sguardo fisso nel vuoto, in una delle sale del centro di accoglienza, accomunati dal dolore e dalla disperazione. Una donna, che ha il naso fratturato, grida disperata il nome del figlio che non trova più.
Qualcuno si alza quando passa il fuoristrada della Capitaneria di porto di Crotone su cui sono stati caricati i corpi delle vittime per essere portati in un gazebo improvvisato. Tra i morti ci sarebbe anche una coppia di gemelli. Nel centro di accoglienza è stata attivata un'equipe di psicologi della Croce rossa. Gli psicologi stanno anche assistendo i 21 feriti che sono stati portati nell'ospedale di Crotone. Anche qui nessuno parla, almeno per il momento. Il dolore è troppo intenso.
Il dolore di von der Leyen - «Sono profondamente addolorata per il terribile naufragio al largo delle coste calabresi. La conseguente perdita di vite umane di migranti innocenti è una tragedia. Tutti insieme, dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per il Patto sulla migrazione e l'asilo e per il Piano d'azione sul Mediterraneo centrale». Lo scrive su Twitter la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
Chiesto un meccanismo di salvataggio europeo - «Sono urgentemente necessari meccanismi di salvataggio dell'Unione europea» e gli Stati devono «aumentare le risorse e le capacità per far fronte efficacemente alle loro responsabilità». Così l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e l'Alto commissarito delle Nazioni Unite peri rifugiati (Unhcr) dopo il naufragio nel Crotonese, per il quale esprimono «profondo cordoglio».
Si stima che l'imbarcazione avesse a bordo anche oltre 170 persone, fa cui bambini e nuclei familiari, partite dalla Turchia e provenienti principalmente da Afghanistan, Pakistan e Somalia. Nel 2022 gli arrivi dalla Turchia hanno rappresentato circa il 15% del totale degli arrivi via mare in Italia. Quasi la metà delle persone arrivate lungo questa rotta sono state persone in fuga dall'Afghanistan.
«In un contesto storico caratterizzato da persone spinte a fuggire da conflitti e persecuzioni risulta più che mai necessario rafforzare la capacità di salvataggio, che risulta ancora insufficiente, per evitare tragedie come questa», ha dichiarato Chiara Cardoletti, rappresentante dell'Unhcr per l'Italia, la Santa Sede e San Marino. «È inaccettabile - ha aggiunto - assistere a simili orrori, con famiglie e bambini affidati a imbarcazioni fatiscenti e inadatte alla navigazione. Questa tragedia deve indurre ad agire e agire subito».
«Nel Mediterraneo la vera emergenza non è quella numerica ma quella umanitaria», ha affermato da parte sua Laurence Hart, direttore dell'Ufficio di Coordinamento dell'Oim per il Mediterraneo. «Questa tragedia - ha osservato - dimostra come il fenomeno della migrazione via mare vada affrontato da tutti gli stati europei con un approccio che guardi di più alle molteplici cause che spingono le persone a fuggire sia dai paesi di origine sia da quelli di transito in queste condizioni drammatiche, anche attraverso un maggior sostegno umanitario e allo sviluppo». Lungo la rotta migratoria del Mediterraneo centrale sono morte almeno 220 persone nel 2023, sempre secondo l'Oim.
Oim e Unhcr rinnovano l'appello per un accesso più ampio a canali sicuri per evitare che le persone debbano ricorrere a viaggi pericolosi in cerca di sicurezza, protezione e una vita migliore.