Il governo di Benyamin Netanyahu non sembra però voler fare marcia indietro.
TEL AVIV - Circa 250 mila manifestanti stanno protestando in 95 luoghi di Israele contro la riforma giudiziaria del governo di destra di Benyamin Netanyahu. Solo a Tel Aviv - secondo stime dei media - sono circa 150 mila e a Haifa, nel nord del Paese, 50 mila.
Gli organizzatori hanno già preannunciato una nuova protesta nazionale - "Giorno di resistenza crescente" - per giovedì prossimo quando il premier Benyamin Netanyahu dovrebbe partire per Berlino. L'intenzione è quella di replicare quanto accaduto giovedì scorso quando il primo ministro è volato a Roma per l'incontro con Giorgia Meloni.
«Questa è una delle settimane più critiche nella salvaguardia della democrazia israeliana», hanno detto gli organizzatori delle proteste riferendosi al fatto che il governo - nonostante tutti gli appelli al confronto, in particolare del presidente Isaac Herzog - intende accelerare alla Knesset l'approvazione della riforma e la limitazione dei poteri della Corte Suprema. Come sempre lo slogan più gridato nelle manifestazioni è stato "Democrazia" e "Vergogna" indirizzato al governo.
Il capo dell'opposizione Yair Lapid nei giorni scorsi ha lanciato l'idea che la Dichiarazione di Indipendenza di Israele del 1948 diventi l'articolo 1 di una Carta costituzionale che manca nel Paese. Intanto il capo della polizia Kobi Shabtay ha ammesso di aver compiuto un "errore" nel licenziare giovedì scorso - su pressione del ministro della Sicurezza nazionale, il controverso Itamar Ben Gvir (Potenza ebraica) - il comandante della polizia di Tel Aviv Amichai Eshed per non aver saputo controllare le proteste anti riforma di quel giorno.