Justyna Wydrzynska voleva aiutare una donna, vittima di violenza, ad abortire
VARSAVIA - In Europa un caso così non c'era mai stato. Justyna Wydrzynska è stata condannata da un tribunale polacco a otto mesi di lavori socialmente utili per aver inviato un blister di pillole abortive a una donna che subiva violenza dal marito e che voleva interrompere la propria gravidanza.
Wydrzynska, attivista e cofondatrice del movimento Abortion dream team, lotta da molti anni perché in Polonia l'aborto venga riconosciuto come diritto e sia legalizzato. Al momento è legale solo dare delle informazioni a riguardo alle donne e abortire nel caso di stupro, incesto o messa in pericolo della vita della gestante. Nell'aprile del 2022 Wydrzynska era stata accusata di aver prestato assistenza a una persona che cercava di abortire, inviandole le pillole necessarie. Rischiava fino a tre anni di prigione.
Fuori dall'aula, la cofondatrice di Supporting Abortions for Everyone (Safe) Mara Clarke, e che è in contatto con l'attivista condannata, ha spiegato che le autorità «vogliono che Justyna si dica pentita e che non lo farà più. Ma questo non succederà». Infatti, lo scorso sei marzo l'attivista era intervenuta davanti ai deputati polacchi del partito di centro-sinistra Nowa Lewica, affermando che «se potessi tornare indietro, lo rifarei. Non ho alcun rimorso».
Sempre Clarke, riporta France24, ha spiegato che «si tratta del primo processo in Europa in cui un'attivista rischia la prigione» per un evento di questo tipo. «Il fatto che Justyna rischiasse fino a tre anni di prigione per aver risposto alla richiesta di aiuto di una donna, madre, che tentava di fuggire da una relazione è di per sé un crimine: contro la libertà di decidere per il proprio corpo e contro i Diritti Umani».