L'ultimo bilancio dell'Onu dopo una settimana di scontri e combattimenti.
KHARTUM - «Più di 450 persone sono state uccise e oltre 4'000 ferite. Almeno 20 ospedali sono stati costretti a chiudere a causa di danni, uso militare o mancanza di risorse». È l'ultimo bilancio dell'Onu della situazione in Sudan.
«Anche prima del 15 aprile i bisogni umanitari erano a livelli record - ha riferito al Consiglio di sicurezza l'assistente segretario generale dell'Onu per gli affari umanitari Joyce Msuya - 15,8 milioni di persone avevano bisogno di aiuti umanitari, 4 milioni di bambini e donne in gravidanza e in allattamento erano malnutriti, 3,7 milioni di persone erano sfollati interni», ha aggiunto.
«Le Nazioni Unite hanno riconfigurato la presenza in Sudan per proteggere il nostro personale e le famiglie durante la permanenza e fornire sostegno al popolo sudanese. La leadership dell'Onu, guidata dal rappresentante speciale Volker Perthes, rimane nel paese», ha detto il segretario generale Antonio Guterres alla riunione del Consiglio di Sicurezza sul Sudan.
«Stiamo istituendo un hub a Porto Sudan per consentirci di continuare a lavorare con i nostri partner a sostegno della pace e per alleviare le sofferenze umanitarie», ha aggiunto.
«Questi dieci giorni di violenza e caos in Sudan sono strazianti. Una guerra prolungata e su vasta scala è insostenibile da contemplare», ha proseguito Guterres.
«Il Sudan confina con sette paesi, tutti coinvolti in conflitti o che hanno assistito a gravi disordini civili negli ultimi dieci anni - ha aggiunto -. I combattimenti devono cessare immediatamente. Abbiamo bisogno di uno sforzo totale per la pace». Il segretario generale ha ribadito l'appello alle parti in conflitto di «mettere a tacere le armi»: «questo conflitto non sarà, e non deve essere, risolto sul campo di battaglia».