Il convoglio è stato seguito da droni armati.
WASHINGTON - Un convoglio di bus con circa 300 americani ha lasciato venerdì sera la capitale del Sudan devastata dalla guerra, iniziando un viaggio di 850 km verso il Mar Rosso, in quello che è il primo sforzo organizzato degli Usa per evacuare i propri cittadini dal paese. Lo scrive il New York Times.
Il convoglio, che ha seguito un percorso di evacuazione utilizzato dall'Onu e da molte altre nazioni sin da domenica, è stato seguito da droni americani armati che volteggiavano in cerca di minacce. Il Sudan ospita circa 16.000 cittadini Usa, molti dei quali con doppia nazionalità.
Dagalo: «Niente colloqui se non cessano le violenze»
Intanto, il generale Mohamed Hamdan Dagalo, che guida la forza paramilitare che combatte l'esercito del Sudan, ha detto che non negozierà fino alla fine dei combattimenti. E ha aggiunto che i suoi uomini sono stati «implacabilmente» bombardati nonostante la proroga della tregua.
In una intervista alla Bbc, riportata sul sito del media britannico, ha dichiarato: «Noi non vogliamo distruggere il Sudan», incolpando il capo dell'esercito generale Abdel Fattah al-Burhan delle violenze nel Paese.
L'estensione del difficile cessate il fuoco di giovedì notte ha fatto seguito a intensi sforzi diplomatici da parte dei paesi vicini, nonché di Stati Uniti, Regno Unito e Nazioni Unite.
Parlando al telefono con la Bbc, Dagalo si è detto aperto ai colloqui, ma a condizione che il cessate il fuoco regga: «Cessate le ostilità. Dopodiché potremo negoziare» ha detto rivolgendosi all'esercito sudanese. Inoltre ha aggiunto di non avere problemi personali con il generale Burhan, ma di considerarlo un traditore per aver portato al governo i fedeli all'ex presidente Omar al-Bashir, che è stato estromesso dall'esercito insieme alle forze paramilitari RSF nel 2019 dopo le proteste del popolo.
Il regime di Bashir era noto per la sua ideologia islamista e per l'imposizione di una versione rigorosa della Sharia (legge islamica). «Purtroppo Burhan è guidato dai leader del Fronte islamico radicale», ha detto Hemedti.