Nel suo ultimo rapporto sulla pena capitale, Amnesty international tira un bilancio su quanto avvenuto nel mondo nel corso del 2022
MONDO - Lo Stato uccide. Ancora. E lo fa soprattutto per reati di droga. È quanto emerge dall'ultimo rapporto sulla pena di morte redatto da Amnesty International e che tratta le esecuzioni avvenute nel 2022.
Stando allo studio, nel mondo sono state inflitte almeno 2'016 condanne a morte in 52 Paesi e 883 sono state eseguite in "solo" venti Paesi ricorrendo alla decapitazione, all'impiccagione, alla fucilazione e all'iniezione letale, con un aumento del 53% rispetto al 2021 e che rappresenta un record considerando gli ultimi cinque anni. Nel 2017, infatti, vennero censite 993 esecuzioni.
Il boia è stato chiamato particolarmente in causa in Medio Oriente e Nord Africa dove, esclusa la Cina, sono state eseguite il 93% delle condanne note a livello globale. Solo in Iran sono state uccise 576 persone - molte solo per aver esercitato il proprio diritto di protestare, e 196 in Arabia Saudita - di cui 81 in un solo giorno.
Come precisato nel rapporto, «i Paesi della regione del Medio Oriente e del Nord Africa hanno violato il diritto internazionale, aumentando le esecuzioni nel 2022 e mostrando un insensibile disprezzo per la vita umana».
Esecuzioni sono avvenute anche negli Stati Uniti (18) ed Egitto (24). Altre ancora sono avvenute in Afghanistan, Myanmar e Singapore. Queste tre, insieme a Kuwait e Stato della Palestina, hanno ripreso le esecuzioni proprio nel 2022. In Europa solo la Bielorussia in una sola occasione ha fatto ricorso alla pena capitale.
In alcuni Paesi (Cina, Corea del Nord e Vietnam) è noto che lo stato abbia fatto ampio ricorso al boia - almeno mille volte all'interno dei confini del gigante asiatico - ma non ci sono cifre precise in quanto gelosamente custodite grazie al segreto di Stato.
Reati per droga nel mirino - Nel rapporto si legge ancora che lo scorso anno le messe a morte per reati legati alla droga sono più che raddoppiate e rappresentano oggi il 37% del totale. Queste, «violano il diritto internazionale sui diritti umani, secondo il quale le esecuzioni dovrebbero essere eseguite solo per i 'crimini più gravi', ossia quelli che comportano un'uccisione intenzionale.».
Gli Stati che hanno eseguito queste esecuzioni sono in particolare Cina, Arabia Saudita (57), Iran (255) e Singapore (11). È probabile siano avvenute anche in Vietnam. «È importante notare che spesso sono le persone provenienti da ambienti svantaggiati a essere colpite in modo sproporzionato da questa punizione disumana».
A puntualizzarlo è Agnès Callamard, Segretaria Generale di Amnesty International. «È tempo che i governi e le Nazioni Unite aumentino la pressione sui responsabili di queste palesi violazioni dei diritti umani e garantiscano l'introduzione di garanzie internazionali».
C'è ancora speranza - Nonostante l'anno buio, non manca un barlume di speranza. Kazakistan, Papua Nuova Guinea, Sierra Leone e Repubblica Centrafricana hanno infatti abolito la pena di morte per tutti i reati, mentre la Guinea Equatoriale e lo Zambia non ne faranno più uso per i reati ordinari.
Ciò vuol dire che «a dicembre 2022, 112 paesi avevano abolito la pena capitale per tutti i reati e nove Paesi l'avevano abolita per i reati ordinari. Lo slancio positivo è proseguito con l'adozione da parte della Liberia e del Ghana di misure legislative per la sua abolizione, mentre le autorità dello Sri Lanka e delle Maldive hanno dichiarato che non ricorreranno all'esecuzione delle sentenze capitali. Anche il Parlamento malese ha presentato proposte di legge per l'abolizione della pena di morte obbligatoria».