Il 90% dei decessi legati agli eventi estremi è stato registrato nei Paesi in via di sviluppo
GINEVRA - Gli eventi meteorologici, climatici e idrici estremi hanno causato quasi 12'000 disastri dal 1970 al 2021 nel mondo, con oltre due milioni di vittime di cui il 90% nei Paesi in via sviluppo e perdite economiche di circa 4'300 miliardi di dollari.
Lo rende noto l'Organizzazione mondiale della meteorologia (Wmo), che fa capo all'Onu, precisando che i danni economici sono aumentati vertiginosamente, ma il miglioramento degli allarmi precoci e la gestione coordinata dei disastri hanno ridotto il tasso della perdita di vite umane nell'ultimo mezzo secolo. Obiettivo dell'Onu è garantire l'allarme precoce per tutti entro fine 2027.
Il Wmo ha aggiornato al 2021 il suo "Atlante della mortalità e delle perdite economiche dovute a condizioni meteorologiche, climatiche e idriche estreme", che prima andava dal 1970 al 2019, e viene illustrato oggi in occasione dell'apertura del Congresso meteorologico mondiale quadriennale, che dovrebbe approvare proprio l'accelerazione e il potenziamento dell'azione per garantire a ciascuno i servizi di allerta precoce.
Nell'aggiornamento dell'Atlante, i decessi registrati per il 2020 e il 2021 sono 22'608 in totale e indicano «un'ulteriore diminuzione della mortalità rispetto alla media annuale del decennio precedente. Le perdite economiche sono invece aumentate, la maggior parte delle quali attribuite alla categoria delle tempeste», spiega il Wmo.
L'allerta precoce, spiega l'Organizzazione meteorologica mondiale, è «una misura di adattamento al clima comprovata ed efficace, che salva vite e fornisce un ritorno sull'investimento almeno dieci volte superiore». Tuttavia, ne dispone solo la metà dei paesi mentre c'è una copertura molto bassa nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo (in particolare dell'area caraibica) e nei cosiddetti Paesi meno sviluppati (la maggior parte in Africa e Asia) e in Africa.
Il Congresso è il massimo organo decisionale del Wmo e riunisce i più alti rappresentanti delle agenzie delle Nazioni Unite, delle banche di sviluppo, dei governi e dei servizi meteorologici e idrologici nazionali responsabili dell'emissione di allerta precoce, che è una delle priorità strategiche che l'organismo punta ad approvare.