Un nuovo rapporto del Comitato internazionale di soccorso accusa i governi dell'Unione europea di aver dimenticato il popolo afghano
KABUL - Promesse non mantenute. E governi che avrebbero preferito aiutare determinati gruppi di rifugiati, a discapito di altri. È quanto emerge dall'ultimo rapporto del Comitato internazionale di soccorso in cui viene denunciato, in particolare, che solo lo 0,1% delle persone afghane che necessitavano protezione immediata tra il 2021 e l'anno successivo sono state ricollocate nell'Unione europea.
Solo in Germania, per esempio, nonostante un piano del governo secondo cui il Paese avrebbe dovuto accogliere almeno mille persone rifugiate al mese nel 2021, nessuna delle 270mila persone che sono arrivate ai confini europei avrebbe davvero avuto accesso al programma. L'Italia, riporta il Guardian, ne ha ammessi solo la metà di quanto promesso.
Va tuttavia sottolineato, seppur la lentezza nel prendere reali provvedimenti, che la Germania nel corso del 2022 ha accolto 286mila afghani. E che il Regno Unito, dato aggiornato alla scorsa settimana, ha concesso a 13mila persone in fuga un permesso di soggiorno a tempo indeterminato.
Tra il 2021 e il 2022, l'Unione europea ha accolto 41'500 persone fuggite dall'Afghanistan dopo la caduta di Kabul nell'agosto di ormai due anni fa. Pur salutando questo sforzo, l'Irc lamenta che quanto fatto finora non sia abbastanza e che ci sono Paesi che a oggi non hanno ancora accolto neppure un rifugiato. Ciò si traduce in decine di migliaia di persone bloccate perlopiù in Grecia, dove vivono in campi in cui sono reclusi, con possibilità minime di spostamento. «Non vengono accolte nelle comunità locali e la loro salute mentale si sta deteriorando».
Sempre l'Irc afferma che l'Unione europea è riuscita ad accogliere in un lasso di tempo brevissimo otto milioni di persone in fuga dalla guerra in Ucraina. «Non ci sono scusanti per trattare gli afghani, o qualsiasi altra persona rifugiata, in maniera diversa. L'Irc chiede quindi che nei prossimi cinque anni, «come minimo», di accogliere 42'500 rifugiati.
Nel frattempo in Afghanistan - In un rapporto della scorsa settimana, Amnesty international ha affermato che «le gravi restrizioni e la repressione illegale dei diritti delle donne e delle ragazze da parte dei Talebani dovrebbero essere indagate come possibili crimini ai sensi del diritto internazionale, compreso il crimine contro l'umanità di persecuzione di genere».
Stando al rapporto, le donne vengono considerate cittadine di seconda classe. Sono state escluse dai ruoli politici e non possono lavorare nella maggior parte dei casi nel settore pubblico. La loro istruzione è stata limitata alla scuola primaria, togliendo loro la possibilità di frequentare le università.
«Le donne e le ragazze afghane sono state arbitrariamente arrestate e detenute da membri dei Talebani per i cosiddetti 'crimini morali', in quanto hanno violato le restrizioni discriminatorie delle autorità de facto in materia di mahram, e per la loro partecipazione a manifestazioni pacifiche. Le donne che hanno protestato contro le politiche abusive e restrittive dei Talebani sono state confrontate con l'uso eccessivo della forza, arresti illegali, torture e altri maltrattamenti per garantire che rispettassero le imposizioni, con conseguenti violazioni dei diritti alla libertà di espressione, associazione, riunione pacifica e partecipazione pubblica».