L'uomo si confida con gli amici e nega la sottovalutazione dei rischi. I dubbi da chiarire e l'intrigo degli 007.
SESTO CALENDE - Emergono i contenuti di alcune confidenze affidate agli amici dallo skipper, attualmente indagato per naufragio e omicidio colposo e ospite a casa di un'amica. Per prima cosa, l'uomo, che nel naufragio sul Lago Maggiore ha perso la moglie 50enne di origine russa, ha negato l'esistenza di previsioni meteo avverse. Affermazione al vaglio degli investigatori che la confrontano con i bollettini di domenica.
«Trenta secondi, poi è scesa l’apocalisse» - Secondo quanto raccolto dal Corriere della Sera, il responsabile dell'imbarcazione sostiene che tutto sia accaduto in pochi istanti: «Trenta secondi, poi è scesa l’apocalisse - ha detto l'uomo - la barca si è subito rovesciata e siamo precipitati in acqua. Io sono riuscito a riemergere». Erano le 19 e 20 minuti di domenica e la «Goduria» si è inabissata a 15 metri di profondità, mentre si trovava a circa 100 metri dalla costa, in corrispondenza del litorale di Sesto Calende.
«Pregava Dio» - Il capitano della house boat piange, fatica a parlare e a dormire, nonostante i tranquillanti. Affida agli amici l'ultima immagine che ha di Anna, la moglie che non sapeva nuotare: «Stava china a pregare e invocare Dio mentre il cielo diventava nero». Riferisce anche di aver telefonato a riva non appena era apparso chiaro il violento cambiamento atmosferico. Chiamata che lo avrebbe rassicurato sulla meteo a destinazione. E c'è da credergli, almeno stando ai racconti di chi lo conosceva come persona esperta del lago e prudente.
L'intrigo internazionale - Quanto invece ai passeggeri, è certa la presenza a bordo di soli 007 italiani e del Mossad. Uomini e donne che nei giorni precedenti alla tragedia stavano collaborando a operazioni di intelligence, mentre domenica avrebbero dovuto solo rilassarsi, affidandosi al proprietario della barca, conosciuto nell'ambiente dei Servizi e per questo considerato in qualche modo dell'ambiente.
La tragedia, nella quale sono morti due 007 italiani (un uomo 62enne e una donna di 53) e uno in pensione del Mossad, rischia però di far saltare l'impianto di segretezza e copertura che la zona, teatro della vicenda, garantiva ai governi dei due Paesi, Italia e Israele.
Entrambi sembra godessero di appartamenti e abitazioni - veri e propri covi dove poter operare indisturbati - che nelle ore successive alla tragedia sono state abbandonate di tutta fretta. Un impianto logistico "bruciato" e di cui ora il Mossad chiede conto a Roma.
Il rientro in Israele di una delle salme - Nel frattempo un'agenzia Ansa conferma che la salma dell'agente di sicurezza in pensione è rientrata poco fa in Israele. L'ufficio del premier Benyamin Netanyahu - da cui dipende il Mossad - ha fatto sapere che l'uomo ha «dedicato la sua intera vita alla sicurezza dello stato di Israele» e che altro non è dato sapere.
I dubbi da chiarire - Quanto infine all'inabissamento, le indagini dovranno stabilire l'esatta portata dell’imbarcazione, le condizioni previste dalla meteo, la presenza a bordo dei kit e presidi di sicurezza, oltre all'esatta conformazione tecnica e strutturale dell'imbarcazione.