Sarebbero i russi i responsabili dell'esplosione. È quanto emerge da un'indagine del New York Times.
NEW YORK - Nel giorno 480 dell'invasione gli ucraini avanzano verso sud, verso Melitopol, anche se con gravi perdite, mentre un'indagine del New York Times inchioda i russi sull'esplosione della diga di Kakhovka.
Le informazioni raccolte dal New York Times su Kakhovka sono suffragate dai pareri di esperti e di persone a conoscenza dell'infrastruttura. Come per esempio l'ingegnere Ihor Strelets, ex vice responsabile delle acque per il bacino del Dnipro, che ricorda come la diga sia stata costruita in piena Guerra Fredda dall'Urss e resa praticamente indistruttibile a qualsiasi attacco esterno.
«Blocco riempito di esplosivo dall'interno dai russi»
L'area è occupata dai russi, a Mosca hanno tutti i piani di costruzione e a provocare il crollo non può essere stato un attacco missilistico ucraino. Anche perché - spiegano gli esperti - non bisogna considerare l'esile muraglia che emerge dall'acqua la punta dell'iceberg, bensì il colossale blocco di cemento a sezione triangolare sottostante, che costituiva il nucleo della barriera appena sotto la superficie dell'acqua. Spessa fino a 40 metri alla base, alta oltre 20 metri e percorsa longitudinalmente al suo interno da un tunnel per il passaggio del personale, il blocco, secondo gli esperti, è stato riempito di esplosivo dall'interno dai russi, pronti a farlo saltare al momento opportuno.
Per Nick Glumac, dell'Università dell'Illinois di Urbana, «non era necessario polverizzare la sezione della diga, ma bastava romperla quel tanto sufficiente per lasciare alla pressione dell'acqua il compito poi di demolirla». Le sezioni della barriera esterna colpite dall'artiglieria ucraina e quella fatta saltare dai russi per coprirsi la ritirata lo scorso novembre non potevano in alcun modo intaccare lo zoccolo duro sommerso. Il momento opportuno per farlo saltare dall'interno è stato deciso da Mosca: la notte del 6 giugno, quando, alle 02:35 e alle 02:54 sensori sismici in Romania e in Ucraina hanno rilevato lo shock tellurico di fortissime esplosioni, suffragate dalle testimonianze dei residenti nella zona.
Le acque che da quel giorno hanno inondato 600 chilometri quadrati nel Kherson hanno lasciato una scia di morte e distruzione: il bilancio provvisorio è ora di almeno 45 persone, sommando entrambe le sponde del Dnipro: quella destra controllata dagli ucraini, che dà conto di 16 vittime, e quella sinistra occupata dai russi, dove il novero dei morti arriva a 29. Kiev sostiene che ci sono anche 31 persone ancora disperse e che 3.614 sono state evacuate dalle aree allagate.