Le parole pronunciate dall'ex Comandante del Ris di Parma Luciano Garofano aprono la via a nuove ipotesi investigative, anche fuori Italia.
FIRENZE - Non c'è più solo l'Italia a cercare la piccola Mia Kataleya Alvarez - per tutti Kata - scomparsa dall'ex hotel Astor a Firenze lo scorso sabato 10 giugno. Perché dopo le perquisizioni, eseguite all’interno dello stabile dalle squadre di élite dei carabinieri di Ros, Gis e Sis, sembra ormai certo che la bambina lì dentro non c'è.
E allora prende sempre più vigore la tesi del rapimento a scopo di estorsione - reato per il quale indaga il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia Christine Von Borries - con la possibilità che la piccola sia stata portata via, anche fuori Italia. Lo riferisce oggi Il Messaggero, che racconta di una possibile nuova pista che porta fino in Romania. Il quotidiano romano scrive che proprio a poche centinaia di metri dall'ex hotel c’è una base logistica e di trasporto per chi vuole inviare merci o raggiungere la Romania.
Paese quest'ultimo già precedentemente attenzionato, dato che si è parlato di rivalità tra cittadini di origine rumena in contrasto con quelli di origine peruviana e forse ecuadoriana: tutti "impegnati" a far valere la propria legge all'interno dell'Astor, di fatto terra di nessuno e in mano al racket delle estorsioni legato agli alloggi. Dove era l'illegalità e la violenza a comandare. Conflitti che potrebbero dunque portare anche lontano da Firenze ed ecco che le generalità della bimba sono stati inseriti nei database dell'Interpol.
Quanto a Kata, la si è cercata proprio dappertutto in quello stabile della vergogna, abbattendo porte, finestre, controsoffitti, prosciugando fosse biologiche e ispezionando tubature, garage e seminterrati. Ma nulla.
Così ieri, dopo un sopralluogo, il generale ed ex Comandante del Ris di Parma Garofano, pur sottolineando che è «impossibile fare delle ipotesi», ha espresso il proprio giudizio in veste di consulente della famiglia: «Sembra abbastanza scontato che la bambina sia stata sequestrata e portata via: unica ipotesi con una credibilità». Quanto invece a chi sostiene che il rapimento possa essere stato compiuto da persone sprovvedute, l’investigatore aggiunge: «Credo che se parliamo di sequestro di una bambina, su cui nessuno ha elementi per aiutarci a ritrovarla, sicuramente è premeditato e non certamente una decisione d'impeto».
Ma non c'è solo la pista del sequestro: si indaga ad ampio raggio e in questo senso il movente della pedofilia non può essere escluso. E se l’omertà degli ex residenti della palazzina, alimentata dalla paura, non rende facile il compito degli inquirenti, si attendono ulteriori risposte dalle telecamere di sicurezza. La speranza è che possano aiutare a fare chiarezza su una possibile via di fuga dei rapitori dal retro. Acquisite anche le registrazioni degli impianti di videosorveglianza delle zone adiacenti. Ma al momento i primi riscontri non sono positivi, anche perché alcune immagini vengono cancellate automaticamente col passare del tempo.
Oltre alla mamma, ieri è stato nuovamente sentito anche il padre di Kataleya, colloqui utili a ripercorre le dinamiche e le eventuali rivalità legate al racket e alle tensioni interetniche. Sempre ieri, ascoltati in Procura anche gli amici con cui la bimba peruviana stava giocando negli istanti precedenti alla scomparsa.