Manila ha convocato, video e foto alla mano, l'ambasciatore cinese nelle Filippine per fare luce su quanto avvenuto il cinque agosto
MANILA - Le Filippine hanno convocato oggi l'ambasciatore cinese dopo che, nel fine settimana, la guardia costiera del Paese del Dragone ha usato i cannoni ad acqua contro le navi filippine nel conteso Mar Cinese Meridionale. Lo ha dichiarato il presidente Ferdinand Marcos.
Alla convocazione, la Cina ha risposto di avere una posizione «chiara e ferma sulla questione Ren'ai Jiao» e che continuerà ad adottare «tutte le misure necessarie per salvaguardare con fermezza la propria sovranità territoriale».
Allo stesso tempo, si legge in una nota della guardia costiera cinese sulle proteste di Manila per l'uso dei cannoni ad acqua del 5 agosto contro unità della sua guardia costiera, «si invita ancora una volta le Filippine ad accettare la proposta della Cina e a discutere misure specifiche per controllare la situazione su Ren'ai Jiao attraverso le discussioni».
Filippine e Stati Uniti, sull'episodio, hanno accusato Pechino di aver «colpito illegalmente» con cannoni ad acqua due navi da rifornimento filippine nel mar Cinese meridionale dirette verso Second Thomas Shoal, barriera corallina a circa duecento chilometri dall'isola filippina di Palawan e oltre mille chilometri dalla Cina, rivendicata da Manila come parte della sua zona economica esclusiva.
Ren'ai «ha sempre fatto parte delle isole Nansha e della Cina. Nel 1999, una nave da guerra filippina è stata fatta incagliare illegalmente» e Manila, malgrado abbia «ripetutamente promesso" la sua rimozione, ha tentato "una occupazione un'occupazione permanente di Ren'ai» violando «gravemente la sovranità della Cina, i suoi stessi impegni, il diritto internazionale e la 'Dichiarazione sulla condotta delle parti nel Mar Cinese Meridionale' firmata" da Pechino e dai Paesi dell'Asean. La Cina rivendica la sovranità su circa il 90% del mar Cinese meridionale».