I bombardamenti incessanti e l'embargo israeliano hanno messo in ginocchio la popolazione palestinese. L'accusa di Amnesty International
TEL AVIV - Un assedio, una punizione collettiva, una dimostrazione di forza disumana. Il mondo arabo si stringe attorno alla popolazione palestinese le cui condizioni umanitarie peggiorano di ora in ora. Da Beirut, a Tunisi, passando per il Cairo, coinvolgendo anche tante città europee (Berlino, Losanna, Barcellona e Londra) migliaia di persone sono scese in strada per manifestare contro la violenza che l'esercito israeliano sta riversando sull'enclave palestinese.
L'accusa di Amnesty International - Anche Amnesty International si è unita al grido indignato delle proteste documentando attacchi illegali che hanno causato vittime civili di massa e devono essere indagati come crimini di guerra. L'organizzazione ha parlato con sopravvissuti e testimoni oculari, ha analizzato immagini satellitari e verificato foto e video per indagare sui bombardamenti aerei condotti dalle forze israeliane tra il 7 e il 12 ottobre.
«Nel loro intento dichiarato di usare tutti i mezzi per distruggere Hamas, le forze israeliane hanno mostrato uno scioccante disprezzo per le vite dei civili. Hanno polverizzato una strada dopo l'altra di edifici residenziali uccidendo civili su larga scala e distruggendo infrastrutture essenziali, mentre le nuove restrizioni significano che Gaza sta rapidamente esaurendo acqua, medicine, carburante ed elettricità. Testimoni oculari e dei sopravvissuti hanno evidenziato, ancora una volta, come gli attacchi israeliani abbiano decimato le famiglie palestinesi, causando una tale distruzione che i parenti sopravvissuti non hanno altro che macerie per ricordare i loro cari», ha dichiarato Agnès Callamard, Segretaria generale di Amnesty International.
Bombe e embargo - «I cinque casi presentati scalfiscono appena la superficie dell'orrore che Amnesty ha documentato e illustrano l'impatto devastante che i bombardamenti aerei di Israele stanno avendo sulla popolazione di Gaza. Per 16 anni, il blocco illegale di Israele ha reso Gaza la più grande prigione a cielo aperto del mondo: la comunità internazionale deve agire ora per evitare che diventi un gigantesco cimitero. Chiediamo alle forze israeliane di porre immediatamente fine agli attacchi illegali a Gaza e di garantire che si prendano tutte le precauzioni possibili per ridurre al minimo i danni ai civili e agli oggetti civili. Gli alleati di Israele devono imporre immediatamente un embargo completo sulle armi, dato che vengono commesse gravi violazioni del diritto internazionale».
I toni indignati con cui l'Ong a protezione dei diritti umani accusa lo Stato ebraico vengono però riprodotti nella richiesta di rilascio degli ostaggi rapiti da Hamas. In Israele, più di 1.400 persone, la maggior parte delle quali civili, sono state uccise e circa 3.300 altre sono rimaste ferite, secondo il Ministero della Sanità israeliano, dopo che gruppi armati della Striscia di Gaza hanno lanciato un attacco senza precedenti il 7 ottobre. Hanno lanciato razzi indiscriminati e inviato combattenti nel sud di Israele che hanno commesso crimini di guerra, tra cui l'uccisione deliberata di civili e la presa di ostaggi. L'esercito israeliano afferma che i combattenti hanno anche riportato nella Striscia di Gaza più di 200 ostaggi civili e militari prigionieri.
Appello per la liberazione degli ostaggi israeliani - «Amnesty International chiede ad Hamas e agli altri gruppi armati di rilasciare urgentemente tutti gli ostaggi civili e di interrompere immediatamente il lancio di razzi indiscriminati. Non può esserci alcuna giustificazione per l'uccisione intenzionale di civili in nessuna circostanza», ha dichiarato Agnès Callamard.
Amnesty International continua a indagare su decine di attacchi a Gaza. L'esercito israeliano sostiene di attaccare solo obiettivi militari, ma in diversi casi Amnesty non ha trovato prove della presenza di combattenti o di altri obiettivi militari nelle vicinanze al momento degli attacchi. Amnesty ha anche riscontrato che l'esercito israeliano non ha preso tutte le precauzioni possibili prima degli attacchi, anche non dando ai civili palestinesi avvisi preventivi efficaci - in alcuni casi non ha avvertito affatto i civili e in altri ha emesso avvisi inadeguati.
Colpiti obiettivi civili - «La nostra ricerca evidenzia prove schiaccianti di crimini di guerra nella campagna di bombardamenti di Israele che devono essere indagate con urgenza. Decenni di impunità e ingiustizia e il livello di morte e distruzione senza precedenti dell'attuale offensiva non faranno altro che provocare ulteriore violenza e instabilità in Israele e nei Territori palestinesi occupati», ha dichiarato Agnès Callamard.
Intorno alle 20:20 del 7 ottobre, le forze israeliane hanno colpito un edificio residenziale di tre piani nel quartiere al-Zeitoun di Gaza City, dove risiedevano tre generazioni della famiglia al-Dos. Nell'attacco sono stati uccisi quindici membri della famiglia, sette dei quali bambini. Le vittime includono Awni e Ibtissam al-Dos e i loro nipoti e omonimi Awni, 12 anni, e Ibtissam, 17 anni; Adel e Ilham al-Dos e tutti e cinque i loro figli. Il piccolo Adam, di appena 18 mesi, è stata la vittima più giovane.
La testimonianza di un sopravvissuto - Mohammad al-Dos, il cui figlio Rakan di cinque anni è rimasto ucciso nell'attacco, ha raccontato ad Amnesty International: «Due bombe sono cadute all'improvviso sopra l'edificio e lo hanno distrutto. Io e mia moglie siamo stati fortunati a sopravvivere perché alloggiavamo all'ultimo piano. Lei era incinta di nove mesi e ha partorito all'ospedale al-Shifa un giorno dopo l'attacco. Tutta la nostra famiglia è stata distrutta».
«Il fatto che l'edificio fosse pieno di civili al momento dell'attacco aereo avvalora ulteriormente la testimonianza dei sopravvissuti che hanno detto che le forze israeliane non hanno dato alcun avvertimento», ha spiegato Amnesty. I parenti, i vicini e le squadre di soccorso hanno impiegato più di sei ore per rimuovere i corpi da sotto le macerie.
L'esercito israeliano non collabora - Le ricerche di Amnesty International non hanno trovato alcuna prova della presenza di obiettivi militari nell'area al momento dell'attacco. Se le forze israeliane hanno attaccato questo edificio residenziale sapendo che al momento dell'attacco erano presenti solo civili, si tratterebbe di un attacco diretto a un oggetto civile o a civili, che sono vietati e costituiscono crimini di guerra.
Nei casi documentati da Amnesty International, l'organizzazione ha ripetutamente riscontrato che l'esercito israeliano non ha avvertito affatto i civili o ha emesso avvisi inadeguati. In alcuni casi, hanno informato una sola persona di un attacco che ha colpito interi edifici o strade piene di persone o hanno emesso ordini di "evacuazione" poco chiari che hanno lasciato i residenti confusi sui tempi. In nessun caso le forze israeliane si sono assicurate che i civili avessero un luogo sicuro dove evacuare.