A lanciare l'allarme di un potenziale collasso naturale e sociale un rapporto internazionale sottoscritto da 15'000 scienziati di 163 Paesi
NEW YORK - Almeno 25, sui 30 parametri vitali della Terra, hanno raggiunto record estremi, dalle temperature al di sopra della norma fino alle emissioni di gas serra: regioni del pianeta nelle quali vivono fra tre e i sei miliardi di persone, potrebbero superare i parametri di vivibilità.
A lanciare l'allarme di un potenziale collasso naturale e sociale è il rapporto internazionale coordinato da William Ripple e Christopher Wolf, dell'Università Oregon State, pubblicato sulla rivista BioScience e sottoscritto da 15'000 scienziati di 163 Paesi.
«Senza azioni che affrontino alla radice il problema dell'umanità che prende dalla Terra più di quanto può dare in sicurezza - ha commentato Wolf - siamo sulla buona strada verso il potenziale collasso dei sistemi naturali e socioeconomici, verso un mondo con un caldo insopportabile, carenza di cibo e di acqua dolce».
In un contesto di cambiamenti climatici già di per sé preoccupante, il 2023 ha fatto segnare tanti importanti nuovi record che superano i precedenti con enormi margini. Tra questi, ben 38 giorni in cui si sono registrate temperature globali medie di oltre 1,5 gradi sopra i livelli preindustriali (fenomeno fino al 2022 ancora piuttosto raro) e le emissioni di CO2 dovute ai violenti incendi in Canada. Nello stesso tempo, sottolineano gli autori della ricerca, sono raddoppiati i sussidi ai combustibili fossili forniti dai governi per abbassare il costo dell'energia.
Il rapporto stima che entro fine secolo tra i 3 ai 6 miliardi di persone potrebbero trovarsi a vivere in condizioni climatiche estreme, fuori dai livelli di vivibilità. «È un dovere morale degli scienziati e delle nostre istituzioni allertare l'umanità di qualsiasi potenziale minaccia esistenziale e mostrare leadership nell'agire», ha aggiunto Ripple che ha anche sollecitato alla necessità di dare priorità a politiche per la riduzione delle emissioni, come la transizione verso diete vegetali o l'eliminazione dei combustibili fossili. Azioni che però devono essere fondata sull'equità e la giustizia sociale perché i maggiori impatti climatici colpiscono le persone più povere che hanno contribuito meno alla crisi.