Fu il primo ad accorrere sul luogo del disastro. Non sopportava più gli effetti dell'avvelenamento da radiazioni.
MOSCA - Il 26 aprile del 1986 fu tra i primi ad accorrere sulla scena della fusione nucleare alla centrale di Chernobyl, per spegnere l'incendio che avrebbe seminato morte nei decenni successivi nel continente. Viktor Smagin, 75 anni, ingegnere della centrale, si è tolto la vita nella sua casa di Mosca, incapace di sopportare ancora gli effetti dell'avvelenamento da radiazioni. Lo riferiscono diversi media internazionali.
Smagin fu testimone dell'orrore provocato dall'incidente nucleare, quando il reattore numero quattro della centrale sovietica esplose e le radiazioni a cui fu esposto gli provocarono permanenti problemi di salute.
In una lettera straziante lasciata alla famiglia ha scritto di non sopportare più le cure di cui aveva bisogno. «Miei cari: Larisa, Dima e Sveta! Ora è il momento di salutarci. Grazie mille per gli anni che abbiamo vissuto insieme. È stata felicità. Mi dispiace!».
Nel 1986, subito dopo l'esplosione del reattore, che rilasciò radiazioni in tutta Europa, Smagin corse da casa alla centrale elettrica: "Il personale spense l'incendio e scaricò l'olio in contenitori sotterranei; gli elettricisti si occuparono dell'idrogeno - raccontava nelle sue memorie -. Molti di coloro che hanno salvato la stazione hanno ricevuto dosi letali di radiazioni e sono morti in ospedale".