Il sistema elettromeccanico ha difeso ancora una volta la Serenissima dall'acqua alta.
VENEZIA - Venezia è scampata in questo ottobre a 10 giorni di acque alte potenzialmente distruttive grazie all'azione del Mose, il modulo sperimentale elettromeccanico per difendere la città e la sua laguna dalle acque alte attraverso paratoie mobili a scomparsa.
Ieri notte, mentre fuori del sistema di paratoie, in mare, l'acqua saliva fino a 154 centimetri, nel centro storico non c'era traccia di allagamenti neppure in Piazza San Marco. Con il Mose sollevato alle tre bocche di porto, l'onda di marea resta fuori, in Adriatico, mentre la laguna interna rimane "sigillata" al livello dal quale il sistema ha iniziato al alzarsi.
Acque alte eccezionali come quest'ultima possono causare danni per decine di milioni alla città, tra monumenti, attività economiche, case. Ma il Mose ha un costo, non piccolo: ogni sollevamento comporta una spesa di 200'000 euro (50'000 per ognuna delle 4 barriere attive tra Lido, Malamocco, Chioggia) per i costi di energia e il lavoro delle squadre di tecnici del Consorzio Venezia Nuova, un'ottantina di persone, impiegati nelle stanze di controllo che muovono le dighe.
Dal 19 ottobre a ieri (con un'interruzione dal 21 al 24 ottobre) il costo delle "alzate" del Mose è stato di 2 milioni di euro. Cifre previste e di cui si sapeva, ma che non possono non essere ricordate quando si tratta di soldi pubblici. Il problema semmai è che nessuno si aspettava che l'autunno partisse con 10 sollevamenti di fila. Ma a congiurare contro Venezia sono stati i continui ingressi di perturbazioni, associate a cali della pressione in Adriatico, che per la città significano spesso alte maree e scirocco.
Sull'altro piatto della bilancia, rispetto ai costi, c'è Venezia all'asciutto, le attività che non si devono fermare perchè calli e piazze sono sommerse. «Il Mose - afferma il sindaco Luigi Brugnaro - si sta rivelando fondamentale per la salvaguardia di Venezia. Voglio ringraziare i tecnici e gli operai che sono stati attivi giorno e notte per garantirne il funzionamento a protezione della città, dei suoi residenti e della vitalità socio-economica».
In questa fase di pre-collaudo - i lavori alle bocche di porto termineranno entro dicembre 2023 - è stato stabilito che le dighe si alzino quando c'è un previsione di 120 centimetri. Con quote inferiori (105-110) i sollevamenti sarebbero troppo frequenti, con conseguente paralisi del porto del traffico marittimo.
Si è provata così una soluzione intermedia: chiudere le bocche selettivamente, lasciando dei varchi per il passaggi delle navi. È stato così il 24 ottobre, quando è stata chiusa solo la bocca Lido, con un effetto comunque protettivo sulla città. Ma sopra 120 centimetri non c'è alternativa, bisogna alzare il sistema idraulico.
Non è facile quantificare i danni che le acque alte eccezionali producevano ogni anno a Venezia. Il Corila, il consorzio universitario che studia la laguna, ci aveva provato, facendo una stima, ritenuta da molti attendibile, compreso in una fascia tra 200 e 460 milioni di euro l'anno.