La premier islandese Katrín Jakobsdóttir ha confermato che il Paese è pronto ad affrontare la minaccia vulcanica.
REYKJAVIK - Nessun Paese è meglio preparato ai disastri naturali dell'Islanda, che ha dovuto evacuare una città di 4000 abitanti minacciata da un'eruzione vulcanica. Lo ha detto oggi la premier Katrín Jakobsdóttir.
Gli abitanti di Grindavik, situata 40 km a sud-ovest di Reykjavik, sono infatti stati evacuati a scopo precauzionale l'11 novembre scorso dopo centinaia di terremoti causati dal movimento del magma sotto la crosta terrestre, precursore di un'eruzione vulcanica. Molte case e infrastrutture della città sono state gravemente danneggiate, sollevando dubbi sulla possibilità che i residenti potranno o meno tornare a casa.
La penisola di Reykjanes è stata risparmiata dalle eruzioni per otto secoli, fino al marzo 2021. Da allora se ne sono verificate due, nell'agosto 2022 e nel luglio 2023. «La nostra priorità principale ora è accogliere» gli sfollati, «garantire loro un salario e un alloggio adeguato per le settimane o i mesi a venire - ha aggiunto la premier -. È ovvio che questo periodo di incertezza durerà per qualche tempo».
Secondo l'Ufficio meteorologico islandese (Imo), l'attività sismica dovuta alla risalita del magma avvenuta una settimana fa rimane «elevata e costante». Ieri lo stesso ufficio ha stimato che «un'eruzione vulcanica resta probabile e potrebbe iniziare a nord di Grindavik, vicino a Hagafell». I centinaia di terremoti che hanno scosso Grindavik sono stati causati da un massiccio accumulo di magma in una fessura lunga 15 chilometri situata a 2-5 km di profondità.