L'organizzazione ha raccolto le prove di attacchi potenzialmente «indiscriminati» contro la popolazione civile a Gaza
GAZA CITY - L'esercito israeliano ha utilizzato delle bombe ad ampio raggio di fabbricazione statunitense (le Joint Direct Attack Munitions, JDAM) in due attacchi «illegali» e «mortali» su abitazioni civili a Gaza. È quanto afferma Amnesty International nel suo ultimo rapporto. Entrambi gli attacchi sono considerati una «violazione del diritto internazionale» e dei «crimini di guerra» da parte dell'organizzazione.
Gli attacchi di Israele - Il 10 e il 22 ottobre scorso, l’esercito israeliano ha lanciato due attacchi distinti su due abitazioni civili nel centro di Gaza, causando la morte di 19 bambini, 14 donne e 10 uomini. Il 13 ottobre le autorità israeliane avevano ordinato alla popolazione di evacuare la zona e, stando alla testimonianza dei sopravvissuti, non hanno lanciato nessun tipo di preavviso prima di sferrare l'attacco.
«Gli Stati Uniti e gli altri governi devono interrompere immediatamente il trasferimento di armi a Israele. Queste armi saranno utilizzate per commettere o aumentare il rischio di violazioni del diritto internazionale nella Striscia di Gaza», ha dichiarato Agnès Callamand, segretaria generale di Amnesty International. Gli attacchi rappresentano «l'ennesima prova che l'esercito israeliano è responsabile dell'uccisione e del ferimento di civili a Gaza», ha aggiunto.
«Non erano obbiettivi militari» - L'organizzazione non ha trovato alcuna indicazione del fatto che le abitazioni fossero obbiettivi militari o che al loro interno si nascondessero dei militi. Si teme che gli attacchi fossero diretti alla popolazione civile. Inoltre, l'uso di bombe ad ampio raggio in aree così densamente popolate potrebbe qualificare gli attacchi come "indiscriminati". In tal caso, verrebbero considerati crimini di guerra.
Le indagini - Per arrivare a queste conclusioni, gli operatori di Amnesty hanno raccolto e analizzato i frammenti delle bombe sganciate sulle abitazioni civili in questione, esaminato le immagini satellitari e intervistato i sopravvissuti. L'organizzazione ha chiesto spiegazioni all'esercito israeliano, che al momento della pubblicazione del rapporto non si era ancora fatto sentire.