La divisione italiana sotto indagine per evasione fiscale e irregolarità nella gestione della manodopera.
MILANO - Un sequestro di oltre 86 milioni di euro e una richiesta di misura interdittiva del divieto per un anno di pubblicizzare e servizi e i beni. A finire nel mirino della Procura di Milano, che da tempo sta indagando sul fenomeno dei cosiddetti «serbatoi di manodopera» fornita in modo irregolare con lo scopo di evadere il fisco, questa volta è la divisione italiana di Ups, gruppo leader mondiale della logistica. L'azienda, per altro, avrebbe anche gestito l'attività comandando la forza lavoro tramite software di sua «proprietà» ed «impostati al fine di massimizzare la produttività».
Così la filiale in Italia del colosso mondiale delle spedizioni, indagata come ente, assieme a tre manager che, in qualità di rappresentanti legali, si sono succeduti tra il 2017 e il 2022, è finita al centro di una nuova inchiesta dei pm Giovanna Cavalleri e Paolo Storari che si aggiunge a quelle su Dhl, Brt, Geodis, Uber e altri gruppi. Stamane, infatti, il nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza, che ha condotto gli accertamenti in collaborazione con il settore Contrasto Illeciti della Agenzia delle Entrate, ha sequestrato 86 milioni e 460 mila euro, ritenuti il corrispettivo dell'evasione sull'Iva per cinque anni e su un ammontare di circa 460 milioni, oltre che l'omesso versamento degli oneri previdenziali e assistenziali.
Secondo la ricostruzione della Procura, la frode fiscale contestata sarebbe stata commessa attraverso fatture per operazioni inesistenti e la stipula di fittizi contratti di appalto di manodopera soggetti a Iva, in alcuni casi da parte di società "filtro" che a loro volta si sarebbero avvalse di cooperative o consorzi (i "serbatoi"), e in altri casi da parte di queste ultime in contatto diretto con l'azienda committente: in 14 sono hanno ricevuto la visita delle Fiamme Gialle con perquisizioni tra Milano e Roma, Como e Reggio Emilia. Tali contratti in realtà, per inquirenti e investigatori, sono da incasellare come somministrazione di manodopera e quindi esenti dall'imposta sul valore aggiunto che, invece, sarebbe stata illecitamente portata in detrazione.
E per dimostrare che il perimetro giuridico è quello indicato, i pubblici ministeri, nel decreto di sequestro preventivo d'urgenza descrivono il modo in cui veniva organizzata l'attività: i lavoratori comandati tramite appositi software di Ups «impostati al fine di massimizzare la produttività» e un dialogo che avveniva in maniera «sistematica ed autonoma con i dipendenti» senza che la società che ha fornito la manodopera avesse «alcuna discrezionalità operativa». E poi, diversi dipendenti, come hanno affermato, sarebbero stati controllati pure «tramite gps installato sui palmari in loro uso» e «da telecamere all'interno degli stabilimenti di smistamento (...) dove tra l'altro sono sottoposti alla vigilanza del personale di security».
Ciò per dire che ai cosiddetti «serbatoi» di personale esterni, le aziende «appaltatrici», residuava «un potere organizzativo estremamente limitato, quasi simbolico», a riprova che si sia trattato di somministrazione esterna di manodopera. Infine, riguardo alla richiesta di misura interdittiva, toccherà al gip Luca Milani decidere: l'udienza è fissata per il prossimo 12 gennaio.