Il flusso di lava superficiale si è interrotto nella notte ma gli esperti avvertono: «Il magma si sta accumulando».
GRINDAVÍK - Una lunga e tortuosa lingua nera, che lambisce il centro abitato e che sembra minacciarlo. È quello che resta e che si vede oggi a Grindavík, sud-ovest di Reykjavik in Islanda, dopo la seconda eruzione vulcanica, a distanza di poche settimane dalla precedente.
Poco dopo la mezzanotte di martedì 16 gennaio, la fuoriuscita del magma, che era cominciata domenica, si è infatti interrotta. Ad affermarlo, in un post sui social, l'Unità di ricerca di vulcanologia dell'Università dell'Islanda. Anche se «macchie di lava incandescente sono ancora visibili, oltre a qualche flusso magmatico interno» alla crosta che, nel frattempo ha iniziato a raffreddarsi.
Non è finita
Secondo gli esperti però è ancora presto per decretare ufficialmente la fine dell'eruzione, a causa del tunnel magmatico che passa sotto l'intera zona. Ma non solo, i termo scanner rilevano ancora una pericolosa attività nel sottosuolo e 160 i piccoli terremoti sono stati registrati nella notte, tanto che sono state rilevate nuove crepe e numerosi avvallamenti superficiali.
Ripristinare le forniture idriche ed elettriche
Da ieri lavora per riportare elettricità e acqua nel centro abitato, che era stato precauzionalmente fatto evacuare: 3.600 abitanti che oggi riceveranno la visita delle massime autorità del Paese. Prematuro comunque parlare di un rientro a casa degli sfollati.
Danni contenuti
Dalle immagini aeree si vede che solo una parte della cittadina è stata raggiunta dal fiume di detriti incandescenti, questo perché nel 2021 sono state erette delle barriere, che hanno contribuito a evitare danni peggiori. Limitati a un tratto di strada sommerso e a tre case distrutte.
Dunque, la prevenzione che sta mettendo in campo il Governo islandese ha dato i suoi frutti, nonostante nelle prime ore di domenica si fosse temuto un bilancio peggiore, specialmente dopo la dichiarazione del primo ministro islandese Katrín Jakobsdóttir, che aveva definito la situazione «terrificante».
«L'evento potrebbe ripetersi»
Ma la terra, che si estende lungo la penisola di Reykjanes, sembra concedere solo una pausa ai suoi abitanti . Ne è convinto il vulcanologo Thorvaldur Thordarson che in un'intervista al quotidiano islandese Morgunbladid ha detto che «è possibile che il magma abbia ricominciato ad accumularsi, a una profondità di quattro-cinque chilometri, nella stessa camera magmatica a Svartsengi», a circa 4 chilometri da a nord di Grindavík. Tanto da provocare un nuovo sollevamento della terra: «Se continua così, l'eruzione potrebbe ripetersi».
Teoria che trova conferma anche nelle parole vulcanologo Patrick Allard, per il quale «dopo secoli» una faglia dormiente si sarebbe svegliata, minacciando nuove eruzioni negli anni a venire. «Siamo entrati - ha detto l'esperto - in un nuovo episodio di separazione delle placche che potrebbe durare diversi anni, forse decenni».