L'asse Biden-Netanyahu vacilla, il leader israeliano spedisce al mittente l'idea Usa della soluzione a due Stati.
TEL AVIV - Durante il fine settimana appena trascorso, il conflitto in Medio Oriente è sembrato assumere l'immagine poco rassicurante del "tutti contro tutti".
A partire dalla frattura, sempre più evidente, tra i due alleati, ora distanti, Biden e Netanyahu.
L'inquilino della Casa Bianca, in un colloquio telefonico, seguito a 27 giorni di silenzio, ha spiegato al premier israeliano la via della soluzione "a due Stati", con la creazione di uno Stato palestinese.
Soluzione che, in una nota, l'ufficio di Netanyahu, ha di fatto bocciato, ribadendo che «mantenere il pieno controllo della Striscia (...) è in conflitto con la richiesta di sovranità palestinese».
Ma non solo, ieri il leader israeliano è tornato sulla questione. «Ho chiarito al presidente Biden la determinazione di Israele a conseguire tutti gli obiettivi della guerra», ha detto Netanyahu, ripreso dalle agenzie Ats Ans, per poi aggiungere: «La Striscia deve essere smilitarizzata e restare sotto pieno controllo di sicurezza israeliano».
In tutto questo, a non credere alla proposta "made in Usa" è anche Hamas che, attraverso le parole del suo rappresentante Izzat al-Richiq, ha definito «illusione» l'idea americana dei due Stati.
E a chiudere il cerchio del "tutti contro tutti", sono infine le bombe israeliane. Sabato, infatti, dopo un raid su Damasco, sono rimasti uccisi cinque membri del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche iraniane. Un atto, quest'ultimo, che «la Repubblica islamica non lascerà senza risposta», ha tuonato il presidente iraniano Ebrahim Raisi.