Il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza si aggrava di giorno in giorno. Le persone decedute sono quasi 25'500
GAZA CITY - Sale il bilancio dei morti a Gaza dall'inizio della guerra: secondo il ministero della Sanità della Striscia controllato da Hamas il numero delle vittime è ora arrivato a 25'490.
Intanto, l'ONU ammonisce come a Gaza le bombe non siano l'unica minaccia alla vita. I residenti mancano di cibo e acqua pulita, le strutture sanitarie sono praticamente inesistenti e le comunicazioni con il mondo esterno sono instabili nella migliore delle ipotesi.
Stando a Juliette Touma, rappresentante dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi che si è recata nelle zone centrali tra cui Deir al-Balah, e poi nel sud, a Rafah e Khan Younis, descrive una situazione «assolutamente disperata». La cosa che più colpisce è la condizione di sovraffollamento che si vive nella città di Rafah. La popolazione qui, spiega Touma, è quadruplicata dall'inizio della guerra.
«La gente ha continuato a fuggire, cercando rifugio in questa parte di Gaza, sperando di trovare sicurezza e protezione». Le strade sono invase da rifugi di fortuna che le persone hanno allestito per proteggersi dalle intemperie, pochi pali di legno a reggere teli di plastica e dentro tante, troppe persone.
«Ovunque si guardi, ci sono sfollati, persone che chiedono aiuto, sono esauste dopo tre mesi e mezzo di quella che è una guerra brutale» aggiunge la rappresentante Onu. In uno spazio di meno di tre metri quadri vivono fino a 26 persone, una sopra all'altra senza poter riscaldarsi la notte e senza acqua per potersi lavare. E per mangiare un pezzo di verdura da dividere in tanti.
«Queste non sono condizioni per gli esseri umani» dichiara Juliette Touma, secondo cui a peggiorare ulteriormente la situazione c'è l'isolamento delle comunicazioni. I servizi telefonici e internet non funzionano, anche a causa dei gravi danni causati alla rete di telecomunicazioni di Gaza. È impossibile inviare un messaggio WhatsApp o fare una chiamata da un cellulare all'altro.
«La maggior parte delle persone si sente estremamente isolata dal resto del mondo - dice ancora la rappresentante Onu - e ciò contribuisce alla grande percezione di insicurezza». «È inimmaginabile essere nel bel mezzo di una zona di guerra, aver bisogno di chiamare un'ambulanza o chiedere aiuto o parlare con i tuoi cari e non poterlo fare», aggiunge. E la mancanza di comunicazione rende difficili anche le operazioni di aiuto da parte delle organizzazioni umanitarie perché è difficile coordinare le operazioni di trasporto, stoccaggio e distribuzione degli aiuti senza la possibilità di utilizzare il telefono. «L'assedio - conclude - sta uccidendo silenziosamente la popolazione di Gaza».