Lo ha deciso la procura generale di Cassazione dopo che tra il capoluogo lombardo e quello piemontese era sorto un conflitto di competenza
MILANO - La procura di Milano è competente per il caso Chiara Ferragni visto che è nel capoluogo lombardo che vengono firmati i contratti al centro dell'inchiesta per truffa aggravata che vede protagonisti l'influncer e il gruppo dolciario Balocco. È la conclusione del Procuratore generale della Cassazione dalla quale si apprende che anche il manager di Ferragni è indagato.
I consumatori che hanno acquistato il pandoro 'pink' della Balocco pubblicizzato dall'influencer Chiara Ferragni «sono stati indotti in modo ingannevole» all'acquisto con un «duplice danno»: la «lesione della libertà contrattuale e di autodeterminazione del cliente», in quanto hanno effettuato una compravendita che, «in assenza di un messaggio pubblicitario manipolatorio della realtà, non avrebbe effettuato», sia «nella diminuzione del patrimonio» per l'acquisto di un prodotto «a prezzo maggiorato», non trascurabile se si consideri «la totalità degli acquirenti su tutto il territorio nazionale». È uno dei passaggi del provvedimento del procuratore generale aggiunto presso la Corte di Cassazione Alfredo Pompeo Viola che ha risolto a favore di Milano (contro la procura di Cuneo) della competenza territoriale.
Il «profitto» delle presunte truffe contestate a Chiara Ferragni per i casi del pandoro Balocco, delle uova pasquali Dolci Preziosi e della bambola Trudi, è «consistito anche nel rafforzamento mediatico dell'immagine della influencer», perché l'imprenditrice ha guadagnato «dal crescente consenso ottenuto veicolando una rappresentazione di sé strettamente associata all'impegno personale nella charity», ossia nella beneficenza.
Anche Fabio Maria D'Amato, manager e stretto collaboratore di Chiara Ferragni, è indagato per truffa aggravata per i casi del pandoro e delle uova di Pasqua nell'inchiesta della procura di Milano.