Un raid a nord di Israele provoca l'ira di Tel Aviv. Un massiccio bombardamento a sud del Libano accende la Linea Blu.
TEL AVIV - Si scalda la frontiera con il Libano a nord di Israele. Lo spettro di un'escalation del conflitto in corso a Gaza si fa sempre più concreto dopo l'attacco missilistico che questa mattina ha ucciso una donna e ha provocato altri otto feriti nella città di Safed, a pochi chilometri dalla Linea Blu che separa i due paesi.
La risposta di Tel Aviv non si è fatta attendere. «Questi non sono attacchi intermittenti, questa è guerra», ha affermato su X il ministro della Sicurezza nazionale israeliano Itma Ben Gvir. L'aviazione israeliana ha dato seguito alle parole del ministro lanciando una serie di attacchi a sud del Paese dei Cedri. «Gli aerei da guerra israeliani hanno iniziato a compiere un vasto attacco», ha spiegato invece il portavoce militare Daniel Hagari.
Nessuno ha interesse a trasformare i tafferugli quotidiani a sud del Libano in un conflitto su larga scala. Dopo l'attacco del 7 ottobre e l'offensiva israeliana a Gaza, Hezbollah ha infatti mostrato i muscoli promettendo solidarietà con i fratelli palestinesi. Ma di fatto i raid del gruppo sciita contro le postazioni militari dello Stato ebraico lungo il confine erano mirati a non scatenare un'escalation.
Questo mentre al Cairo i negoziati per la liberazione degli ostaggi e il cessate il fuoco sembrano aver raggiunto una fase di stallo. Israele, secondo il sito Walla, non manderà di nuovo una delegazione per ulteriori colloqui su un accordo per gli ostaggi con Hamas. Il problema? Il numero di prigionieri palestinesi che il gruppo terroristico chiede a Tel Aviv per liberare gli ostaggi israeliani.
Nel frattempo, secondo quanto rivelato dal Wall Street Journal, il Dipartimento di Stato americano starebbe indagando sul possibile uso da parte di Israele di fosforo bianco in Libano durante i raid che nelle scorse settimane hanno ucciso decine di persone.