Nel corso della prima settimana di febbraio tre donne sono state uccise. Le persone arrestate: i mariti
La morte di tre donne in una settimana, tutte presumibilmente uccise dai rispettivi mariti, ha causato indignazione in Somalia e scatenato giorni di proteste per l'alto tasso di femminicidi nel Paese.
Lo riporta il Guardian, precisando che la polizia ha identificato i sospettati di tutti e tre gli omicidi, avvenuti nella prima settimana di febbraio, come i mariti delle donne morte. Due delle vittime erano incinte.
Anche in un Paese dove, dopo più di tre decenni di conflitto, la morte e le violenze fanno parte della vita quotidiana, nella capitale Mogadiscio non sono mancati raduni di protesta con i manifestanti che hanno esposto cartelli mostrando fotografie di Lul Abdi Aziz Jazira - una delle tre vittime - mentre giaceva nel suo letto d'ospedale, dove poi è morta dopo sette giorni di agonia. La 28enne era stata cosparsa di benzina e data alle fiamme. Suo fratello, Amudi Abdi Aziz Jazira, ha riferito che i vicini avevano sentito una «discussione feroce» ed erano intervenuti, soccorrendo la donna gravemente ustionata per poi portarla in ospedale.
Il governatore del distretto Benadir, a Mogadiscio, Yusuf Husain Jimale, ha promesso che i bambini di Jazira riceveranno sostegno finanziario.
In Somalia non esiste una legge specifica contro le violenze domestiche. Nel 2018 è stato introdotto un disegno di legge sui reati sessuali sostenuto dalle Nazioni Unite, che non è stato ancora approvato dal Parlamento. Ma nel 2020 è stato proposto un nuovo disegno di legge per consentire il matrimonio durante la pubertà purché vi sia il consenso della famiglia.