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RUSSIA«La guerra è qui»

05.04.24 - 06:30
La cittadina moscovita Olga S. ha raccontato a tio/20minuti di come la popolazione russa ha reagito all'attentato al Crocus City Hall
IMAGO
«La guerra è qui»
La cittadina moscovita Olga S. ha raccontato a tio/20minuti di come la popolazione russa ha reagito all'attentato al Crocus City Hall

MOSCA - Olga S. era a casa con la figlia, quando ha ricevuto una chiamata dal padre: «Non ha detto di cosa si trattava, ma la sua voce era ansiosa», racconta a tio/20minuti. La 31enne è subito andata su internet per capire quello che era successo: «Ho provato una sensazione di oppressione e di compassione nei confronti delle persone che si trovavano in quella sala».

L'appartamento di Olga è situato nel quartiere di Yasenevo, a pochi chilometri dal Crocus City Hall. Contattata da tio/20minuti ha raccontato di come la cittadinanza di Mosca ha vissuto e interpretato gli eventi del 22 marzo scorso.

L'attentato al Crocus City Hall ha lasciato una ferita profonda nell'immaginario della popolazione russa. Un evento "cerniera" che segna un prima e un dopo. Che effetto ha avuto sugli abitanti di Mosca?
«Ha aiutato le persone a ricordare che la guerra non è un evento distante, ma che esiste ed è percepibile anche qui. Ha permesso di ritornare alla realtà e fatto riaffiorare i ricordi degli attentati terroristici degli anni novanta, come quello delle bombe piazzate in alcuni palazzi di Mosca oppure il sequestro di ostaggi al teatro Dubrovka».

Eppure, quello del Crocus, rappresenta uno degli attentati più gravi della storia recente della capitale e del Paese. Cosa ha fatto la popolazione per superare il lutto? 
«Ha fatto emergere sentimenti di compassione. La volontà di aiutare il prossimo e di consolidare le relazioni con i propri cari. Molte banche hanno annunciato l'intenzione di cancellare i debiti delle vittime dell'attacco e delle loro famiglie. È anche aumentato il numero di persone che desiderano partecipare all'operazione militare speciale. Si stanno inoltre adottando nuove misure per inasprire la politica migratoria».

Gli Stati Uniti avevano avvertito le autorità russe in merito a un imminente attacco. Ma per il Cremlino l'avvertimento era «troppo vago» per essere preso in considerazione. Nella capitale, c'è risentimento nei confronti delle autorità?
«Non mi sembra che la gente attribuisca la colpa al governo. Sorgono piuttosto dubbi e perplessità in merito alla società che gestisce la sala concerti. La maggior parte delle vittime non sono state uccise dai terroristi, ma sono morte nell'incendio. In tempi di pace, si tende ad attribuire la responsabilità di questi eventi al governo. In tempi di guerra, invece, le cose cambiano: a tutti è chiesto un maggiore contributo».

Vladimir Putin ha spesso nominato la pista ucraina: il collegamento tra gli attentatori dell'Isis e le autorità di Kiev. Cosa ne pensa il popolo?
«Gli attentati vengono visti attraverso il prisma dell'operazione militare speciale. Si sta cercando di distruggere la Russia dall'interno. Tuttavia è chiaro che l'Ucraina era soltanto un Paese di transito. I beneficiari finali dell'attacco sono altri».

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