Dopo li blitz di Polizia dello scorso Marzo, emergono ulteriori dettagli sullo spaccio in Valtellina, all'ombra della mafia albanese.
SONDRIO - La vasta operazione antidroga - denominata "Après-Ski" -, che lo scorso 14 marzo aveva scosso Livigno, in alta Valtellina, ha un seguito.
Un passo indietro - La scoperta di quella cocaina "ad alta quota", che «inondava» la località turistica «persino sulle piste da sci» - come ricostruiva la Polizia di Stato -, aveva portato all'emissione di dodici misure cautelari tra Livigno, Torino e a Rimini: «6 in carcere, 5 ai domiciliari e un obbligo di dimora», persone di nazionalità albanese, italiana e dominicana.
Chiamata «bresaola» e spacciata dai responsabili, anche «in presenza dei loro figli neonati» per allontanare eventuali sospetti, la droga veniva gestita da una vera e propria rete criminale, collegata alla potente «mafia di Scutari (Albania), attratta dalle prospettive economiche offerte da Livigno». Ma come detto, l'inchiesta della Procura di Sondrio non si è fermata a quel 14 marzo.
La regia e il vocabolario - Le novità riguardano anzi tutto la figura del collegamento tra Livigno e Scutari. Si tratta di un latitante - elemento di spicco della criminalità albanese - per i reati di omicidio e associazione a delinquere. A quest'ultimo fonti del Corriere della Sera attribuiscono un nome: Arsad B. di 27 anni, ricercato anche dalla SPAK (rete anti crimine) di Tirana. Secondo il quotidiano italiano, il giovane avrebbe gestito a distanza lo spaccio in Valtellina, avvalendosi di un parente, o meglio, di uno zio residente a Livigno.
Gli attuali indagati non parlavano solo di «bresaola», per indicare la polvere bianca, ma - si apprende - davano sfogo alla loro fantasia, utilizzando altri sinonimi della coca, come «latte» e «sasso». Distinguendola così dall'eroina: «caffè» o «la nera». E dall'hashish: «cioccolato» o «Marocco».
Altro nuovo elemento è che tra gli arrestati, ci sarebbe anche una figura "insospettabile". Si tratta di un macellaio, attivo all'interno della comunità valtellinese. Per questo motivo, si confida che una sua eventuale collaborazione con la giustizia, potrà portare a ulteriori passi in avanti nelle indagini sullo spaccio, specie sul territorio della Provincia di Sondrio.
Una fitta rete che, grazie a Procura e Polizia, si è col tempo andata ad allentare, dopo che l'occhio attento degli uomini della Mobile avevano notato, all'inizio di tutto, quei residenti albanesi particolarmente affaccendati, tra viaggi e incontri. Sospetti poi confermati dalle intercettazioni telefoniche e dagli appostamenti.