All'ex produttore cinematografico erano stati comminati 23 anni. La causa della marcia indietro? Un errore formale
NEW YORK - La Corte di appello dello Stato di New York ha revocato la condanna di Harvey Weinstein a 23 anni di prigione per reati sessuali a causa di un errore formale.
La Corte ha stabilito che il giudice che nel febbraio 2020 ha condannato Weinstein ha commesso un errore chiamando a deporre donne le cui accuse non erano parte delle incriminazioni nei confronti dell'ex produttore. La decisione è stata presa quattro a tre da un collegio di giudici composto a maggioranza da donne.
Sta ora al procuratore di New York Alvin Bragg decidere se tornare a mettere l'ex boss della Miramax in stato di accusa.
Nel 2020, Lauren Young e due altre donne, Dawn Dunning e Tarale Wulff, testimoniarono sui loro incontri con Weinstein sulla base di una legge statale che autorizza deposizioni su «precedenti malefatte» per dimostrare uno schema di cattivi comportamenti da parte dell'imputato. Oggi la Corte ha stabilito che «nel nostro sistema di giustizia l'accusato ha diritto a rispondere solo del crimine per il quale è stato incriminato».
Oltre cento donne hanno accusato nel 2018 Weinstein di reati a sfondo sessuale e le loro storie collettive sono state la pietra angolare su cui si è fondato il movimento #MeToo. In termini legali però la condanna a New York dell'ex boss di Miramax è sempre stata controversa e i ricorsi in appello dei suoi avvocati, secondo gli esperti, avevano sempre avuto una chance.
Nel 2022 Weinstein era stato poi condannato a Los Angeles a scontare una pena ulteriore di 16 anni di carcere per stupro.