Dalla richiesta di rinvio a giudizio, per la vicenda della casa di Montecarlo, sono passati sette anni
ROMA - Una operazione immobiliare dai contorni opachi e dietro la quale, secondo il tribunale di Roma, si nascondeva una attività di riciclaggio di denaro. Dopo sette anni dalla richiesta di rinvio a giudizio arriva per Gianfranco Fini la sentenza di primo grado per la vicenda legata all'acquisto di un appartamento a Montecarlo, al numero 14 di Boulevard Princesse Charlotte.
I giudici della quarta sezione collegiale, dopo circa due ore di camera di consiglio, hanno condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione l'ex presidente della Camera e a 5 anni la sua compagna Elisabetta Tulliani. Il tribunale ha inoltre inflitto 6 anni a Giancarlo Tulliani, 5 anni al padre Sergio e 8 anni a Rudolf Theodor Baetsen.
Il tribunale ha sostanzialmente recepito l'impianto accusatorio della Procura di Roma che ai cinque muove l'accusa riciclaggio. A Fini, che era presente in aula, i magistrati contestano «la condotta relativa all'autorizzazione alla vendita dell'appartamento» escludendo l'aggravante e riconoscendogli le attenuanti generiche.
L'accusa prevista dall'articolo 648 bis del codice penale era l'unica fattispecie contestata nel processo dopo che nell'udienza del 29 febbraio scorso i giudici avevano dichiarato prescritta l'associazione a delinquere, reato che coinvolgeva altri imputati ma non Fini. La prescrizione era legata alla esclusione dell'aggravante della transnazionalità.
Secondo l'iniziale impianto accusatorio dei pubblici ministeri della direzione distrettuale antimafia capitolina gli appartenenti all'associazione a delinquere hanno messo in atto, evadendo le tasse, il riciclaggio di centinaia di milioni di euro. Quel fiume di denaro, una volta ripulito, è stato utilizzato dal il 're delle Slot' Francesco Corallo per attività economiche e finanziarie ma anche, è la convinzione degli inquirenti, in operazioni immobiliari che hanno coinvolto i membri della famiglia Tulliani. Gli accertamenti della Procura hanno riguardato, quindi, anche l'appartamento di Boulevard Principesse Charlotte, finito poi nella disponibilità di Giancarlo Tulliani che attualmente vive a Dubai da latitante.
L'appartamento monegasco, secondo quanto accertato, sarebbe stato acquistato da Tulliani junior grazie ai soldi di Corallo attraverso due società (Printemps e Timara) costituite ad hoc. Il coinvolgimento di Fini nell'inchiesta è legato proprio al suo rapporto con Corallo. Un rapporto, per la procura, che sarebbe alla base del patrimonio dei Tulliani. Quest'ultimi per gli inquirenti avrebbero ricevuto su propri conti correnti ingenti somme di danaro riconducibili a Corallo e destinati alle operazioni economico-finanziarie dell'imprenditore in Italia, Olanda, Antille Olandesi e Principato di Monaco.
Da notare che i legali di Gianfranco Fini hanno già annunciato il ricorso in appello.