Il testimone chiave dell'accusa ha dichiarato di avere pagato 130mila dollari alla pornostar per il suo silenzio
WASHINGTON - «Agivo su indicazione e a beneficio di Donald Trump... Fu lui a chiedermi di occuparmi anche della storia di Stormy Daniels, era preoccupato per la campagna, non per Melania»: Michael Cohen, il testimone chiave dell'accusa, inchioda in aula il suo ex boss nella vicenda dei 130 mila dollari pagati illegalmente alla pornostar nel 2016 per seppellire la storia della notte di sesso col tycoon dieci anni prima - quando Melania aspettava Barron - ed evitare effetti «catastrofici» sulla sua corsa alla Casa Bianca.
Trump ha seguito tutta la deposizione immobile, quasi sempre con gli occhi chiusi, e ha scosso la testa solo quando il suo ex avvocato ha evocato sua moglie. Ma per 10 anni Cohen è stato più di un avvocato per il tycoon, come ha raccontato lui stesso, definendosi «un fixer» al servizio solo del suo boss, pronto a mentire e a intimidire per risolvere qualsiasi problema del capo, dalla rinegoziazione di fatture ritenute eccessive ai rapporti con la stampa per tutelarne o promuoverne l'immagine.
Non a caso tra i suoi soprannomi c'è anche quello di "Pitbull", un cane da difesa che ora però lo ha azzannato dopo aver già pagato con anni di galera vari reati, compresa la violazione della legge sul finanziamento della campagna elettorale contestata anche a Trump.
Calmo e rilassato, Cohen ha confermato in aula l'incontro del 2015 alla Trump Tower col tycoon e David Pecker, e l'offerta dell'editore del tabloid National Enquirer di pubblicare storie negative sui rivali dell'allora candidato presidenziale seppellendo invece quelle contro di lui.
Cohen ha confermato anche che Trump gli chiese di non far uscire la storia del portiere della Trump Tower sulla sua presunta paternità extra matrimoniale e quella della sua presunta relazione con la coniglietta di Playboy Karen McDougal («è davvero bella», gli disse). Cosa che fece insieme a Pecker, con cui teneva conversazioni criptate.
Alla giuria è stata fatta sentire anche la registrazione realizzata di nascosto da Cohen della sua conversazione col tycoon, che gli disse «paga cash». L'ex avvocato ha assicurato che quella fu l'unica volta che registrò segretamente un colloquio con Trump e che lo fece per essere sicuro che Pecker rimanesse leale, ma il metodo rivela la sua totale mancanza di scrupoli.
Il trio si rimise in azione anche per tenere nascosto l'affaire con Stormy. Il tycoon gli raccontò la vicenda e aggiunse che al primo incontro con la pornostar c'era anche Ben Roethlisberger. «Le donne preferiscono Trump ad altri come Big Ben», si vantò. Poi gli disse: «Voglio che tu tenga fuori questa storia fino a dopo le elezioni perché se vinco non avrà alcuna rilevanza in quanto sarò presidente, mentre se perdo non me ne importa nemmeno».
Nonostante l'imbarazzo di un processo in corso da quasi un mese, Trump è davanti a Joe Biden in cinque Stati su sei in bilico tra gli elettori registrati, secondo un sondaggio del New York Times/Siena College, che mostra anche un'erosione del sostegno al presidente tra i giovani e gli elettori non bianchi, scontenti per l'economia e la guerra a Gaza.
Le difficoltà di Biden non ricadono però sui candidati democratici per il Senato, che nel sondaggio vanno molto meglio di lui e sono avanti in quattro Stati in bilico che potrebbero decidere le sorti della Camera alta (Arizona, Nevada, Pennsylvania e Wisconsin).