I membri dello Stato Islamico sono ancora capaci, da basi in aree remote, di organizzare attacchi e imboscate.
BAGHDAD - Cinque soldati dell'esercito iracheno sono morti ieri in un attacco alla loro postazione nella provincia di Salaheddine, al centro del Paese, e il ministero della Difesa ha attribuito la responsabilità dell'attentato all'Isis.
«I militari - hanno detto funzionari del ministero della Difesa iracheno - sono stati uccisi mentre sventavano un attacco terroristico nel villaggio di Mtebija». Uccisi «quattro soldati e il comandante dell'unità», ha detto una fonte della sicurezza.
Nel 2014, l'Isis è riuscito a conquistare intere regioni dell'Iraq e della vicina Siria. Il gruppo islamista è stato sconfitto in Iraq nel 2017 dalle forze irachene sostenute da una coalizione militare guidata dagli Stati Uniti, per poi perdere, nel 2019, i territori che controllava in Siria a vantaggio delle forze curde sostenute dagli Stati Uniti.
Ma gli elementi dell'Isis sono ancora capaci, da basi in aree remote, di organizzare attacchi e imboscate. In un rapporto pubblicato a gennaio, l'ONU stimava che l'Isis avesse ancora «tra 3'000 e 5'000 combattenti» in Iraq e Siria.
Intanto, l'Egitto condanna «con la massima fermezza» l'attacco terroristico nel governatorato di Salah al-Din, in Iraq: lo afferma una dichiarazione del ministero egiziano degli Esteri.
«La Repubblica Araba d'Egitto ha condannato con la massima fermezza l'attacco terroristico avvenuto contro uno dei punti militari del governatorato di Salah al-Din in Iraq, ed esprime allo Stato fratello la sua piena solidarietà e le sue sincere condoglianze», si legge nella nota -. L'Egitto ribadisce quindi «la sua posizione forte e ferma di condanna del terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni, e chiede di unire gli sforzi internazionali per eliminarlo alla radice e prosciugare le fonti del suo finanziamento e sostegno».