Neanche la costruzione del nuovo gasdotto verso la Cina sarebbe in grado di compensare le perdite sul mercato europeo
MOSCA - Il colosso energetico russo Gazprom è «gravemente colpito» dalle conseguenze della guerra avviata dalla Russia contro l'Ucraina, stretto tra lo stop quasi totale dell'export di gas verso l'Europa e le sanzioni occidentali. Lo scrive il Financial Times citando un rapporto commissionato dallo stesso gruppo energetico russo, redatto alla fine dello scorso anno, secondo cui il gigante russo rischia di non recuperare i ricavi provenienti dal settore per oltre un decennio.
Una relazione di 151 pagine che il quotidiano finanziario considera «tra i riconoscimenti più sinceri finora di come le sanzioni occidentali in risposta alla guerra abbiano danneggiato Gazprom e il più ampio settore energetico russo». Per gli autori del rapporto la principale «conseguenza delle sanzioni per Gazprom e l'industria energetica» è la contrazione dei volumi «delle esportazioni, che saranno riportati ai livelli del 2020 non prima del 2035».
Secondo le stime presentate, le esportazioni dell'azienda verso l'Europa raggiungeranno una media di 50-75 miliardi di metri cubi all'anno entro il 2035, appena un terzo dei livelli prebellici. Volumi che non riusciranno a essere compensati neanche portando a termine i lavori di costruzione del nuovo gasdotto in costruzione verso la Cina, dal momento che la capacità sarà di soli 50 miliardi di metri cubi all'anno e i «prezzi nella nazione asiatica sono molto più bassi che in Europa». Per mantenere la sua posizione dominante nel mercato interno del gas, secondo il documento, Gazprom dovrà «sfruttare il suo monopolio sulle infrastrutture di transito e chiedere un trattamento preferenziale al Cremlino», si legge sul Financial Times.