Il procuratore: «Hunter Biden è stato condannato per le sue scelte illegali e le sue bugie non per la tossicodipendenza».
WASHINGTON - La First Lady degli Stati Uniti, occhiali neri e sguardo basso, che esce da un tribunale mano nella mano con il First Son degli Stati Uniti appena condannato per tre reati federali. È la fotografia che racconta meglio un evento senza precedenti: Hunter Biden è stato giudicato colpevole per tutte e tre le accuse a suo carico nel processo per l'acquisto e il possesso di un'arma nonostante la dipendenza dalle droghe e ora rischia fino a 25 anni di carcere. È la prima volta nella storia americana per il figlio di un presidente in carica e a soli sei mesi dalle presidenziali.
Rispetto al procedimento a New York contro l'ex presidente repubblicano e candidato alle presidenziali Donald Trump, quello a carico di Hunter è filato piuttosto liscio ed è durato poco: la giuria ha raggiunto il verdetto unanime in sole tre ore e apparentemente senza nessun dubbio sulla colpevolezza di Hunter.
Tuttavia non sono mancati momenti drammatici, come la testimonianze della vedova del fratello Beau, che ha fatto sparire la pistola, o quella della figlia Naomi che, invano, ha provato a convincere i dodici giurati che il padre era "pulito" quando nel 2018 acquistò la famigerata arma.
Invece lo hanno giudicato colpevole di aver mentito sui due moduli federali da compilare per poter effettuare l'acquisto e di aver posseduto e portato con sé il revolver nonostante l'abuso di crack, cocaina e altre droghe pesanti.
«Hunter Biden è stato condannato per le sue scelte illegali e le sue bugie non per la tossicodipendenza», ha detto il procuratore speciale David Weiss in una conferenza stampa dopo la sentenza contro il figlio del presidente. «È stata applicata la legge, come per qualsiasi altro cittadino», ha sottolineato.
Ora Hunter Biden rischia fino a 25 anni di carcere e una multa da oltre 700'000 dollari (628'000 franchi) ma non avendo precedenti è probabile che la sua pena sarà ridotta e prima ci sarà l'appello. «Sono più grato per l'amore ricevuto dalla mia famiglia che deluso per l'esito del processo», ha dichiarato in una nota Hunter.
Il presidente Joe Biden partirà a breve per Wilmington, in Delaware, dove si è concluso il processo e si trova il figlio Hunter.
Normalmente la sentenza è prevista 120 giorni dopo il giudizio, quindi a pochi giorni dal voto di novembre. Joe Biden, che è candidato alla propria successione alla Casa Bianca, ha già assicurato che non intende graziare il figlio e lo ha ribadito subito dopo la sentenza. «Accetto l'esito del procedimento penale e continuerò a rispettare il processo giudiziario», ha detto Biden sottolineando di «essere il presidente ma anche un papà. Io e Jill ci saremo sempre per Hunter. Siamo orgogliosi di lui oggi».
Una dichiarazione accorata, espressione di un momento molto complicato per la famiglia e per il presidente in particolare, che con il processo a Hunter ha rivissuto gli anni più drammatici della sua vita, dalla morte della prima moglie in un incidente d'auto nel quale rimase uccisa anche la figlioletta di un anno Naomi alla scomparsa per cancro dell'amato figlio Beau, alla storia della vedova di quest'ultimo con Hunter, che l'ha trascinata con sé nel baratro delle droghe.
Una fase delicata anche in chiave elettorale ma che potrebbe non avere un effetto del tutto negativo sulla campagna del democratico. Dopo mesi, infatti, che Trump accusa Biden di aver strumentalizzato la giustizia contro di lui, la condanna di Hunter, perseguito dal procuratore speciale David Weiss che il tycoon all'epoca nominò attorney general (procuratore generale) del Delaware, spunta un'arma importante nell'arsenale del movimento Maga. E nonostante il dolore per la sentenza, ora il presidente può ribadire con più forza e convinzione che «nessuno è al di sopra della giustizia», neanche suo figlio.
Trump nei giorni scorsi ha espresso solidarietà nei confronti di chi soffre di dipendenza, avendo avuto un fratello alcolizzato e «molti amici che sono morti a causa di droga e alcol», e sinora ha evitato di parlare del processo contro Hunter. Ma chissà se manterrà la stessa linea nei prossimi mesi, soprattutto in vista del primo dibattito televisivo contro Biden, il 27 giugno.