Alcune testimonianze raccolte da Amnesty International, che chiede a Israele di cessare le detenzioni arbitrarie dei palestinesi
«È una chiara violazione del diritto internazionale». Si parla della detenzione - in isolamento, senza alcun processo e a tempo indeterminato - di cittadini palestinesi arrestati dalle autorità israeliane. «Detenzioni segrete e torture di massa» a cui Amnesty International chiede di mettere fine.
«La Legge sui combattenti illegali concede alle forze armate israeliane ampi poteri per detenere chiunque da Gaza sia sospettato di partecipare alle ostilità contro Israele o di rappresentare una minaccia per la sicurezza dello Stato per periodi indefiniti e prorogabili, senza dover produrre prove a sostegno delle affermazioni», scrive oggi l'ong, che ha documentato i casi di 27 ex detenuti palestinesi per periodi fino a quattro mesi e mezzo senza avere accesso ai loro avvocati o a qualsiasi contatto con le loro famiglie.
«Il diritto umanitario internazionale consente la detenzione di individui per motivi imperativi di sicurezza in situazioni di occupazione. Devono però esserci garanzie per prevenire la detenzione indefinita o arbitraria, la tortura e altri maltrattamenti. Questa legge non fornisce queste garanzie», ha dichiarato Agnès Callamard, Segretaria generale di Amnesty International. E la «nostra documentazione illustra come le autorità israeliane stiano usandola per radunare arbitrariamente i civili palestinesi di Gaza e gettarli in un buco nero per periodi prolungati».
«Torture, maltrattamenti e stupri sono crimini di guerra»
Le cifre? Il Servizio carcerario israeliano (IPS) ha confermato all'ong israeliana Hamoked che al 1° luglio 2024, 1'402 palestinesi erano detenuti in virtù di questa legge (e il numero non include le persone detenute per un periodo iniziale di 45 giorni senza un ordine formale). «Tra le persone detenute ci sono medici presi in custodia negli ospedali per essersi rifiutati di abbandonare i loro pazienti; madri separate dai loro bambini mentre cercavano di attraversare il cosiddetto "corridoio sicuro" dal nord di Gaza al sud; difensori dei diritti umani, operatori delle Nazioni Unite, giornalisti e altri civili». E tutte le persone intervistate dall'ong hanno riferito di aver subito maltrattamenti e torture.
«La tortura e altri maltrattamenti, compresa la violenza sessuale, sono crimini di guerra. Queste accuse devono essere indagate in modo indipendente dall'ufficio del procuratore della Corte penale internazionale. Questo è fondamentale a causa del documentato inadempimento della magistratura israeliana nell'indagare in modo credibile sulle accuse di tortura da parte dei palestinesi in passato. Le autorità israeliane devono anche concedere l'accesso immediato e illimitato a tutti i luoghi di detenzione agli osservatori indipendenti - accesso che è stato negato dal 7 ottobre», spiega Callamard.
La Legge sulla detenzione dei combattenti illegali, promulgata nel 2002, è stata invocata per la prima volta in cinque anni dopo i terribili attacchi perpetrati da Hamas e altri gruppi armati il 7 ottobre nel sud di Israele. E i lunghi periodi di detenzione in incommunicado facilitano la tortura, eliminando qualsiasi monitoraggio delle condizioni fisiche dei detenuti e la comunicazione con loro.
Crude testimonianze
Come detto, l'ong ha documentato numerosi casi. Ne riportiamo di seguito alcune. Un detenuto, rilasciato a giugno dopo 27 giorni di detenzione in una baracca con almeno altre 120 persone, ha raccontato che i detenuti sarebbero stati picchiati dai militari o mandati a essere attaccati dai cani semplicemente per aver parlato con un altro prigioniero, alzato la testa o cambiato posizione. In un altro caso, il 1° gennaio 2024, l'esercito israeliano ha arrestato un bambino di 14 anni nella sua casa di Jabalia, nel nord di Gaza. È stato trattenuto per 24 giorni nel centro di detenzione militare di Sde Teiman con almeno 100 detenuti adulti in una baracca. Il ragazzo ha raccontato ad Amnesty International che gli interrogatori militari lo hanno sottoposto a torture, tra cui calci e pugni al collo e alla testa, e di essere stato ripetutamente bruciato con mozziconi di sigaretta. I segni delle bruciature e dei lividi delle sigarette erano visibili sul suo corpo quando Amnesty International lo ha intervistato, il 3 febbraio 2024, nella scuola in cui era ospitato con altre famiglie sfollate. Durante la sua detenzione, non gli è stato permesso di chiamare la sua famiglia o di vedere un avvocato ed è stato tenuto bendato e ammanettato.
C'è poi il caso di Said Maarouf, un pediatra di 57 anni. È stato arrestato durante un'incursione nell'ospedale battista di al-Ahli a Gaza City nel dicembre 2023 e detenuto per 45 giorni nel campo militare di Sde Teiman. Ha raccontato che le guardie lo hanno tenuto bendato e ammanettato per tutta la durata della sua detenzione e ha descritto di essere stato ridotto alla fame, ripetutamente picchiato e costretto a stare in ginocchio per lunghi periodi.
E infine il caso di una donna, arrestata il 6 dicembre in casa sua. Ha raccontato di essere stata separata dai suoi due figli - un bambino di 4 anni e una neonata di 9 mesi - e di essere stata inizialmente trattenuta insieme a centinaia di uomini. È stata accusata di essere un membro di Hamas, picchiata, costretta a togliersi il velo e fotografata senza. Inoltre, ha anche descritto il tormento di essere stata sottoposta alla finta esecuzione di suo marito: «Il terzo giorno di detenzione ci hanno messo in un fosso e hanno iniziato a gettare sabbia. Un soldato ha sparato due colpi in aria dicendo che avevano giustiziato mio marito e io sono scoppiata a piangere e l'ho pregato di uccidere anche me, per liberarmi dall'incubo».