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SUDANLe armi che infiammano il Sudan

25.07.24 - 06:30
Cina, Russia, Serbia, Turchia, Emirati Arabi Uniti e Yemen nel mirino di Amnesty International
IMAGO
Fonte Amnesty International
Le armi che infiammano il Sudan
Cina, Russia, Serbia, Turchia, Emirati Arabi Uniti e Yemen nel mirino di Amnesty International

KHARTUM - L'embargo sulla consegna di armi nella regione del Darfur è fallito. È l'opinione di Amnesty International, che nel suo ultimo rapporto critica le costanti esportazioni di armi da parte di Cina, Russia, Serbia, Turchia, Emirati Arabi Uniti e Yemen verso il Sudan, dove la guerra ha provocato la morte di oltre 16mila persone e lo sfollamento di altre 11 milioni soltanto all'interno del Paese. Sono 2 milioni invece le persone scappate nella vicina Repubblica Centrafricana.

Ma torniamo al rapporto. Le ricerche di Amnesty International hanno rivelato che armi e munizioni di recente fabbricazione sono state importate in grandi quantità in Sudan e poi dirottate verso la regione del Darfur.

«Il flusso costante di armi in Sudan continua a causare morti e sofferenze civili su vasta scala», ha dichiarato Deprose Muchena, direttore senior di Amnesty International incaricato dell'impatto regionale sui diritti umani. «È chiaro che l'embargo sulle armi, che attualmente si applica solo al Darfur, è completamente inadeguato e deve essere aggiornato ed esteso a tutto il Sudan», ha aggiunto Muchena.

I dati indicano che centinaia di migliaia di pistole sono state esportate da aziende turche in Sudan negli ultimi anni, insieme a milioni di cartucce a salve. Amnesty International ritiene che in Sudan tali armi possano essere convertite in armi letali, indicando la necessità di un controllo più attento di questo commercio in gran parte non regolamentato. L'organizzazione ha anche identificato una tendenza emergente di armi di piccolo calibro, normalmente vendute sul mercato civile, che vengono invece dirottate verso le forze governative e i gruppi armati di opposizione.

Aziende in Turchia e in Russia hanno esportato varianti civili di armi di piccolo calibro che sono utilizzate dalle Rapid Support Forces (RSF) che dalle Sudanese Armed Forces (SAF). Armi come i fucili Tigr per tiratori scelti o i fucili Saiga-MK - prodotti dall'azienda russa Kalashnikov Concern - sono normalmente commercializzati a possessori di armi civili, ma sono stati venduti a commercianti di armi con forti legami con le parti in conflitto.

Sarsilmaz - il principale produttore di armi leggere in Turchia - rifornisce le SAF. L'analisi dei dati commerciali ha anche rivelato come aziende turche più piccole - come Derya Arms, BRG Defense e Dağlıoğlu Silah - abbiano esportato fucili da caccia e fucili turchi in Sudan negli ultimi anni.

Il rapporto contiene anche prove che mortai cinesi di recente fabbricazione sono stati utilizzati a El-Daein, nel Darfur orientale, e che altre armi cinesi leggere sono ampiamente presenti in altre parti del Sudan.

La metodologia - Amnesty International ha ottenuto informazioni su oltre 1900 spedizioni di armi verso il Sudan relative al 2013-2023 e al 2020-2023. L'organizzazione e i suoi Digital Verification Corps hanno accertato la presenza di sistemi di armi analizzando un gran numero di video e immagini raccolti sui social media. Le foto e i video includono filmati postati dalle RSF o dalle SAF. Dove possibile, le prove sono state analizzate e verificate dal Crisis Evidence Lab di Amnesty International.

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