Le dichiarazioni della vicepresidente USA al termine del suo incontro con il premier israeliano
NEW YORK - Israele ha il «diritto di difendersI» ma non si possono girare le spalle di fronte alla «terribile» situazione umanitaria a Gaza, sulla quale non si può diventare «insensibili. Io non resterò in silenzio».
Kamala Harris lo ha assicurato al termine del suo incontro con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, in quello che è stato il suo primo test di politica estera da quando Joe Biden l'ha appoggiata per la corsa alla Casa Bianca.
«Come ho detto a Netanyahu, è il momento di chiudere l'accordo» per il cessate il fuoco e riportare gli ostaggi a casa, ha detto la vicepresidente parlando dalla Casa Bianca. «A tutti coloro che chiedono il cessate il fuoco e urlano per la pace, io vi vedo e vi sento. Facciamo l'accordo», ha aggiunto dopo l'incontro di oltre mezz'ora «franco e costruttivo» con Netanyahu al Ceremonial Office.
Al premier ha anche ribadito il suo l'impegno «incrollabile» nei confronti di Israele e della sua sicurezza: Israele ha «il diritto di difendersi ma come si difende è importante», ha osservato Harris riferendo di aver espresso a Netanyahu le sue «serie preoccupazioni sulla terribile situazione umanitaria a Gaza».
«Con più di due milioni di persone alla prese con alti livelli di insicurezza alimentare e più di mezzo milione ad affrontare catastrofici livelli di acuta insicurezza alimentare, quanto accaduto a Gaza negli ultimi nove mesi è devastante», ha aggiunto. «Non possiamo girarci di fronte a queste tragedie. Non possiamo permetterci di diventare insensibili alla sofferenza. Io non starò in silenzio», ha messo in evidenza esortando gli americani a non vedere la guerra a Gaza come un fatto in bianco o nero perché la situazione è più complessa.
«Spesso la conversazione è binaria ma la realtà è molto più di questo. Chiedo agli americani di incoraggiare gli sforzi per una maggiore consapevolezza della complessità e della storia della regione», ha aggiunto condannando l'antisemitismo e l'islamofobia. Da qui l'invito a fare il possibile per "prevenire la sofferenza di civili innocenti. Lavoriamo per unire il nostro Paese".