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Il robot, un fabbro e quei dispersi che (ancora) non si trovano

ITALIAIl robot, un fabbro e quei dispersi che (ancora) non si trovano

21.08.24 - 09:33
Sul naufragio è stata aperta un'inchiesta dalla Procura di Termini Imerese. Oggi i sommozzatori ancora in acqua, per trovare i sei dispersi.
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Il robot, un fabbro e quei dispersi che (ancora) non si trovano
Sul naufragio è stata aperta un'inchiesta dalla Procura di Termini Imerese. Oggi i sommozzatori ancora in acqua, per trovare i sei dispersi.

PALERMO - Otto speleo sub, un robottino a controllo remoto ROV, motovedette ed elicotteri. Dalla mattina di lunedì, lungo le coste palermitane di Porticello, nel comune di Bagheria (Palermo), lo sforzo per ritrovare i sei dispersi del veliero Bayesan di Vigili del fuoco e Guardia Costiera è massimo. Oggi si ritorna in acqua, dopo una riunione tecnica tra pompieri, capitaneria di Porto e ingegneri. Anche se si lavora a ritmo incessante: «Si sono concluse nella tarda sera di ieri - comunicano oggi i Vigli del fuoco - e alle prime luci del giorno sono riprese le operazioni in mare».

L'aiuto di un fabbro - Si riparte da quanto raggiunto faticosamente nella giornata di ieri, quando I sommozzatori hanno aperto un varco attraverso una vetrata di tre centimetri dello scafo. Ma fino a ora non è stato possibile raggiungere le cabine. Secondo i media siciliani, è stato un fabbro della zona a fornire ai soccorritori dei martinetti per scalfire il vetro. Resta però ugualmente arduo superare pareti e vetrate ultraresistenti e passare attraverso gli angusti passaggi ostruiti. E col passare dei giorni aumentano gli interrogativi su come sia stato possibile che una tromba d'aria abbia potuto affondare in pochi istanti quello che viene definito dagli esperti un gioiello della tecnologia navale, lungo 56 metri e costruito nel 2018.

L'inchiesta della Procura - A questo proposito, per chiarire quanto accaduto, indaga la Procura di Termini Imerese. E se in queste ore, specie dopo la perlustrazione subacquea del robottino in dotazione alla Guardia Costiera, sembra che scafo e albero maestro (alto 76 metri) siano apparentemente intatti, la domanda a cui gli inquirenti dovranno rispondere è cosa abbia portato lo yacht sul fondo del mare, a 50 metri di profondità. Come e da dove è entrata l'acqua?
E ancora, si dovrà fare chiarezza sulla scelta di ancorarsi in avamporto a poche ore da una situazione meteo così estrema, anche se resta molto difficile prevedere con esattezza dove una tromba d'aria possa verificarsi.
Specie in una zona che avrebbe una copertura radar discontinua, come riferisce al Corriere della Sera, un esperto di eventi meteo estremi. Secondo lo studioso, inoltre, lo strumento può anticipare un evento dell’arco di una quindicina di minuti, forse troppo poco per manovrare e mettersi in salvo.
Restano dunque tanti i punti interrogativi a cui dovranno rispondere i membri dell'equipaggio, tutti in salvo - anche grazie alla posizione dei loro alloggi, con accesso diretto dal ponte - a eccezione del cuoco di bordo, il cui corpo era stato ritrovato fuori dallo scafo. E intanto il bilancio del naufragio resta invariato, delle 22 persone a bordo ne mancano all'appello sei, 15 sono state salvate e una è deceduta.

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