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FRANCIA Macron esclude un governo di sinistra, Francia nel caos

26.08.24 - 21:31
Il primo round di consultazioni si è concluso senza fumata bianca
AFP
Fonte Ats ans
Macron esclude un governo di sinistra, Francia nel caos
Il primo round di consultazioni si è concluso senza fumata bianca

PARIGI - Emmanuel Macron esclude un governo di sinistra: dopo la breve schiarita di venerdì, il primo round di consultazioni per la formazione di un esecutivo in Francia è finito stasera senza fumata bianca.

Il presidente, messo con le spalle al muro dai propri deputati, guidati da un Gabriel Attal sempre più indipendente dall'Eliseo, ha liquidato in serata l'ipotesi di un premier proposto dalla gauche, prima coalizione delle legislative. La sinistra ovviamente non ci sta e il comunista Fabien Roussel ha esortato ad «una grande mobilitazione popolare nei prossimi giorni».

Macron ha suggellato il fallimento annunciando «un nuovo round di consultazioni» con i rappresentanti dei partiti e alcune «personalità» per la giornata di domani. Nel mirino dell'Eliseo ci sono le mosse del Nuovo Fronte Popolare, vincitore delle elezioni legislative del 30 giugno e 7 luglio con 193 seggi in Assemblée Nationale, ma molto lontano dalla maggioranza assoluta di 289. Stasera il Nfp ha accusato Macron di «tergiversare», annunciando che «non tornerà al tavolo delle trattative se non per discutere di una coabitazione». Cioè, della nomina di un premier espresso dalla coalizione che ha avuto più seggi.

A poco meno di due mesi dal risultato delle elezioni, il Paese resta in una situazione inedita nella Quinta repubblica, senza un governo e con posizioni dei partiti ormai cristallizzate. Il leader de La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, aveva proposto di ritirare i candidati premier e ministri del proprio partito, il più radicale della coalizione, per facilitare un esecutivo guidato da Lucie Castets.

Quest'ultima, alta funzionaria responsabile delle finanze del Comune di Parigi, era stata il primo nome espresso unitariamente dai 4 partiti che compongono il Fronte Popolare. La proposta, a poche ore dall'inaugurazione delle Olimpiadi il 26 luglio, era stata respinta. Venerdì, Macron sembrava non volerne più escludere la candidatura a premier, ma nel pomeriggio i Républicains e i rappresentanti stessi del suo partito, Renaissance, lo avevano frenato: no alla nomina di un premier espresso dalla sinistra.

A quel punto, Mélenchon aveva proposto di rimanere fuori dal governo con Lfi pur di far passare la Castets, ma il rifiuto delle opposizioni non è cambiato: prima Marine Le Pen, poi anche Gabriel Attal, premier dimissionario ancora in carica per gli affari correnti e nel frattempo nominato capo del partito macroniano Renaissance, hanno respinto il tentativo della gauche.

«Pur pronti a compromessi - ha scritto Attal - continuiamo ad opporci con tutte le forze all'applicazione unilaterale del progetto unico di Lfi e del Nfp». Per un governo del genere, guidato da Lucie Castets, «la sfiducia sarebbe inevitabile», ha garantito il premier, bollando la mossa di Mélenchon come «un simulacro di apertura».

A questo punto, Macron ha virato sulla strategia di dividere il Fronte Popolare, puntando sulla «gauche republicaine»: socialisti e in particolare Raphael Glucksmann, comunisti ed ecologisti, lasciando fuori Mélenchon.

«I centristi, Epr (macroniani), Horizons (Edouard Philippe) e i radicali hanno disegnato strade di coalizione e di lavoro comune possibili fra diverse sensibilità politiche - ha sentenziato stasera il presidente della Repubblica -. Questi gruppi si sono mostrati aperti a sostenere un governo guidato da una personalità non uscita dai propri ranghi. Il Partito socialista, gli ecologisti e i comunisti non hanno finora proposto strade per cooperare con le altre forze politiche. Ormai tocca a loro farlo».

Infine l'appello ai partiti politici nel quale Macron ha ricordato a tutti la gravità della situazione, e il fatto che molti dei deputati sono stati eletti grazie agli appelli al «fronte repubblicano», l'alleanza elettorale che, con desistenze e accordi, ha sconfitto l'estrema destra: «I partiti politici di governo non devono dimenticare le circostanze eccezionali dell'elezione dei loro deputati al ballottaggio delle legislative. Questo voto li vincola. La mia responsabilità è che il Paese non sia né bloccato, né indebolito».

Macron, nel suo documento a fine consultazioni, ricorda i motivi che lo hanno spinto alla drastica decisione di stasera: un governo scelto dalla sinistra «disporrebbe immediatamente di una maggioranza di oltre 350 deputati contro di sé, che gli impedirebbe di agire». Da domani nuovo round di colloqui in quello che sembra un vicolo cieco per la Francia, anche nel caso di nomina di un premier esterno ai partiti da parte di Macron.

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