Decine di razzi e droni contro obiettivi militari nel nord di Israele in risposta agli incessanti bombardamenti israeliani
TEL AVIV - Torna alta la tensione tra Israele e gli Hezbollah libanesi dopo che il premier israeliano Benyiamin Netanyahu ha promesso al suo elettorato che farà «tutto il necessario» per proteggere l'Alta Galilea dagli attacchi del partito armato libanese, alleato dell'Iran.
Proprio il Partito di Dio ha oggi sparato decine tra razzi e droni contro obiettivi militari nel nord di Israele in risposta agli incessanti bombardamenti israeliani nel sud del Libano.
Nelle prossime ore è intanto atteso nella regione l'inviato americano Amos Hochstein, la cui missione è quella di trovare una soluzione politica alla crisi e scongiurare lo scoppio della tanto paventata guerra totale tra Hezbollah e Stato ebraico.
«La situazione nel nord di Israele non continuerà ad essere tale: faremo tutto il necessario per riportare alle loro case i residenti sfollati. Io mi impegno a farlo, il governo si impegna. Non ci accontenteremo di qualcosa di meno», ha detto Netanyahu, riferendosi alle decine di migliaia di sfollati israeliani evacuati dall'Alta Galilea dallo scoppio della nuova guerra in Medio Oriente lo scorso ottobre.
In Libano gli sfollati civili sono circa 100mila. E gran parte delle località libanesi lungo la linea di demarcazione con Israele sono state rase al suolo, inclusi scuole, centri sanitari, stazioni di pompaggio dell'acqua.
Nelle ultime ore Netanyahu era tornato a fare promesse di voler dare una svolta militare alla situazione di stallo con gli Hezbollah: nella serata di sabato il premier aveva addirittura annunciato l'apertura, "il prima possibile". di un fronte di guerra con il Libano. «La situazione nel nord non può continuare», aveva detto. «L'esercito deve prepararsi per un'ampia campagna in Libano».
E nell'ambito di quello che a Beirut viene definito l'ennesimo round di una guerra prima di tutto psicologica, l'esercito israeliano ha oggi diffuso volantini nel sud del Libano invitando i civili di un'area specifica di frontiera ad abbandonare le loro case. Poche ore dopo, lo stesso esercito israeliano ha però affermato che il lancio di questi volantini, effettuato da un comandante di brigata, non era stato approvato dagli organi superiori.
Gli Hezbollah dal canto loro hanno oggi rivendicato il lancio di una quarantina tra razzi e droni contro postazioni militari israeliane in Alta Galilea, affermando che si tratta di una rappresaglia per i sanguinosi attacchi israeliani nel sud del Libano e nella valle della Bekaa e nei quali nelle ultime 72 ore sono morti non solo combattenti filo-iraniani ma anche civili, tra cui un bambino.
In questo contesto, Hussein Hajj Hasan, esponente di Hezbollah e navigato deputato del parlamento libanese, ha ribadito che il Partito di Dio cesserà i suoi attacchi su Israele quando lo Stato ebraico si ritirerà dalla Striscia di Gaza. «Il nostro obiettivo è chiaro ed è evidente a tutti: impedire al nemico di vincere, e di aiutare la resistenza a Gaza a ottenere la vittoria», ha detto Hajj Hasan. Hezbollah, ha aggiunto, «sa bene come, dove e quanto colpire duramente il nemico» israeliano.
Poco dopo il suo intervento a una cerimonia funebre in onore di un combattente ucciso da Israele, sono ripresi intensi gli scambi di fuoco tra Stato ebraico e Hezbollah.