L'assassino di Giulia Cecchettin ha scritto una lunga lettera quando si trovava in carcere in Germania: «Vorrei tornare indietro»
MILANO - Il reo confesso dell'omicidio di Giulia Cecchettin ha scritto una lettera, destinata ai suoi genitori, dopo l'arresto avvenuto in Germania il 19 novembre scorso. La missiva è allegata agli atti del processo che si è aperto lunedì 23 settembre e che ha visto l'imputato assente. Non lo sarà però il 25 ottobre, quando Filippo si sottoporrà all'interrogatorio davanti ai giudici della Corte d’Assise di Venezia. All'interno di un processo lampo, visto che le parti si sono accordate per non sentire testimoni, con la sentenza che è prevista per il 3 dicembre.
Ma torniamo alla lettera pubblicata oggi dal Corriere della Sera e della quale riportiamo alcuni degli stralci più significativi. Come detto, il 22enne l'ha scritta quando si trovava nel carcere di Halle in attesa dell'estradizione in Italia.
«Ho paura a tornare in Italia» - «Mi sono fatto arrestare l'altra sera a lato di un'autostrada in Germania. Non riuscivo più a suicidarmi, e dopo giorni ho deciso di costituirmi», scrive l'assassino di Giulia, che si dice poi preoccupato in vista dell'estradizione.
«Finora qui in Germania sono stati tutti molto professionali e bravi, nessuno mi ha picchiato o torturato, e io penso questa sia una cosa molto positiva per me. Ho un po' di paura a tornare in Italia anche per questo. Non sapevo e non avrei mai immaginato tutto questo sarebbe diventato così famoso in Italia e questo mi fa tanta paura. Ho generato tanto odio e rabbia. E me li merito, sì ma tutto questo è terribile...ho peggiorato il mondo in qualche modo».
Turetta pensa poi a ciò che ritiene sarà il suo futuro. «Mi merito tutto questo dopo quello che ho fatto. Non sono neanche riuscito a uccidermi.. vivrò la mia intera vita in carcere adesso.Trascorrerò la maggior parte della mia vita, e tutti i momenti e le fasi migliori della vita della maggior parte delle persone normali, all'interno di una piccola stanza da solo. La solitudine e la tristezza prevarranno sulle mie giornate. Vedrò perdere i capelli all'interno del carcere».
«Mi merito tutto questo» - Poi un passaggio riguardo alle rinunce che lo attendono. «Non potrò più finire di laurearmi, conoscere persone, avere una famiglia e godere di quello che ho già. E in tutto questo, soprattutto, ho perso la persona più importante della mia vita, la persona che è tutto per me e cui da due anni penso ininterrottamente ogni giorno, la persona più bella e speciale io potessi mai incontrare in tutta la mia vita e tutto questo per colpa mia. Mi merito tutto questo».
«Non sono cattivo» - E ancora: «Mi dispiace tanto. Io non volevo, non so perché l'ho fatto, non avrei mai pensato o voluto succedesse niente del genere. Io non sono cattivo lo giuro e so che, nonostante adesso sia difficile, voi possiate credermi e lo avete sempre visto con i vostri occhi. Ogni momento penso che vorrei tornare indietro, vorrei tutto tornasse indietro e non fosse successo niente di tutto questo».
«Sarebbe meglio un figlio morto» - Arrivano infine le scuse, destinate ai suoi genitori. «Capirei e accetterei se d'ora in poi voi vogliate dimenticarmi e rinnegarmi come figlio, vi ho già causato troppo dolore e sarebbe probabilmente la scelta migliore per il proseguio della vostra vita. Io stesso non so se ho ancora il coraggio di farmi vedere da voi o guardarvi in faccia. Penso che probabilmente sarebbe meglio un figlio morto che un figlio come me. Ve lo giuro, se solo avessi qui con me un pulsante di suicidio istantaneo non avrei esitato oltre un nanosecondo a premerlo».
Cosa che però non è riuscito a fare. Perché, scrive di sé: «Sono un codardo e debole e purtroppo non ce l'ho fatta. Ho provato a soffocarmi con un sacchetto di plastica in testa ma all'ultimo lo ho strappato. Volevo fare un incidente mortale, un frontale, con qualche muro o albero, che non mi lasciasse scampo ma neanche in questo sono riuscito». Una lunga lettera, in cui non c'è mai scritto il nome di Giulia.