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ITALIALa finta vendita di tre Ferrari: Irene Pivetti condannata a quattro anni

26.09.24 - 17:33
Processo su una serie di operazioni commerciali nel 2016 del valore di circa 10 milioni di euro. L'ex leghista: «Ricorreremo in appello».
IMAGO
Fonte ats ans
La finta vendita di tre Ferrari: Irene Pivetti condannata a quattro anni
Processo su una serie di operazioni commerciali nel 2016 del valore di circa 10 milioni di euro. L'ex leghista: «Ricorreremo in appello».

MILANO - L'ex presidente della Camera italiana Irene Pivetti è stata condannata a 4 anni di reclusione per evasione fiscale e autoriciclaggio. Lo ha deciso la quarta sezione penale del Tribunale di Milano nel processo a carico anche di altri tre imputati su una serie di operazioni commerciali nel 2016 del valore di circa 10 milioni di euro, in particolare la compravendita di tre Ferrari Granturismo che, secondo l'accusa, sarebbe servita per riciclare proventi frutto di illeciti fiscali.

Sono stati condannati anche il pilota di rally ed ex campione di Granturismo Leonardo "Leo" Isolani, a 2 anni e 4'000 euro di multa con pena sospesa e non menzione, e la moglie di Isolani, Manuela Mascoli, anche lei a 2 anni e 4'000 euro di multa. Mentre la figlia di quest'ultima, Giorgia Giovannelli, è stata assolta "perché il fatto non costituisce reato".

Nell'inchiesta è stato ipotizzato un ruolo di intermediazione di Only Italia, società riconducibile a Pivetti, in operazioni del Team Racing di Isolani, che voleva nascondere al fisco (aveva un debito di 5 milioni di euro) alcuni beni, tra cui le tre Ferrari. Le auto sarebbero state al centro di una finta vendita al gruppo cinese Daohe per essere, invece, trasferite in Spagna, dove ci sarebbe stato il tentativo di venderle.

L'unico «bene effettivamente ceduto, ovvero passato» ai cinesi, stando all'imputazione, sarebbe stato «il logo della Scuderia Isolani abbinato al logo Ferrari».

Se lo scopo di «Isolani e Mascoli» era quello «di dissimulare la proprietà dei beni e sottrarli» al fisco, «l'obiettivo perseguito da Irene Pivetti» sarebbe stato «di acquistare il logo Isolani-Ferrari per cederlo a un prezzo dieci volte superiore al gruppo Dahoe, senza comparire in prima persona»: per la Procura l'ex presidente della Camera avrebbe comprato il marchio per 1,2 milioni di euro per poi rivenderlo alla società cinese a "10 milioni".

Nel settembre 2022 la Cassazione confermò un sequestro da 3,4 milioni di euro nei confronti dell'ex parlamentare leghista. Sequestro che inizialmente era stato bocciato dal giudice per le indagini preliminari. Ora i giudici hanno disposto a carico dell'ex esponente leghista anche la confisca della somma.

L'ex presidente della Camera è stata anche condannata al pagamento di una multa di 6'000 euro e sono state disposte a suo carico pure le pene accessorie di rito, come l'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e quella dall'esercizio delle imprese per un anno.

Il ministero pubblico, che aveva chiesto proprio 4 anni per Pivetti, nella requisitoria ha evidenziato la «natura simulata dei contratti data» anche «la plusvalenza realizzata». Pivetti, per l'accusa, usò le società «come schermo giuridico: erano solo scatole vuote, del tutto inconsistenti e lo erano anche quelle della galassia Only Italia».

Il ministero pubblico aveva chiesto di non concedere attenuanti, perché «si pretende» che Pivetti «abbia sensibilità agli obblighi di legge», dato che "ha avuto modo di conoscere le istituzioni dello Stato dall'interno", è stata "la terza carica dello Stato" ed è "beneficiaria di un vitalizio pagato dai cittadini".

I giudici hanno concesso le attenuanti generiche a lei e agli altri due condannati.

La replica della Pivetti - «Questo è solo la fine del primo tempo - è il commento a caldo di Irene Pivetti -. Non aspettavo nulla di diverso. Sono curiosa di vedere le motivazioni. Ricorreremo in appello e sono serena perché sono perfettamente innocente. Le tasse lo ho sempre pagate. Ma qui l'oggetto del contendere è far passare la Pivetti come un evasore fiscale che non è».

«La verità e i fatti sono provati documentalmente e mi danno ragione - ha concluso -. La compravendita delle Ferrari era una parte di una operazione più grande che in se stessa è stata un successo. Un'operazione normale su cui ho pagato le tasse».

Un altro processo - Per Pivetti, il 21 novembre davanti al Tribunale di Busto Arsizio (Varese) si aprirà un altro processo che la vede imputata assieme ad altre persone per accuse che vanno, a vario titolo, dalla frode in forniture pubbliche alla bancarotta fino all'appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio nell'ambito di una compravendita dalla Cina di mascherine per un valore complessivo di 35 milioni di euro che arrivarono a Malpensa durante l'emergenza Covid. Per l'accusa ne sarebbero state consegnate, però, solo per un valore di 10 milioni e di qualità scadente, praticamente inutilizzabili, con falso marchio CE.

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