La leader del RN si è detta «serena». Ma l'esito del processo potrebbe compromettere le sue ambizioni presidenziali
PARIGI - ''Sono serena, non abbiamo violato nessuna regola'': si è aperto oggi in Francia il processo a Marine Le Pen e oltre 25 esponenti del Rassemblement National per il caso dei presunti falsi impieghi al Parlamento europeo. Giungendo in aula a Parigi, la leader dell'estrema destra francese si è detta ''serena'' per l'esito del processo che la vede alla sbarra insieme ad altri 26 membri o ex impiegati dell'ex Front National.
Tra questi, è indagato anche il padre Jean-Marie Le Pen, che è stato tuttavia dispensato dalla convocazione in tribunale grazie ad una perizia medica secondo cui non sarebbe nelle ''condizioni'' di salute per sostenere il processo.
In due estratti video diffusi da Mediapart, Le Pen padre appare nella sua casa di Rueil-Malmaison, vicino Parigi, mentre canta insieme ai Match Retour, un gruppo rock considerato vicino alla sfera neonazista. Immagini che stanno facendo il giro dei social. Contattata da Mediapart, la figlia ha annunciato che sporgerà denuncia per circonvenzione di incapace contro la rockband.
Il processo sugli assistenti parlamentari del Rassemblement National si è aperto oggi, intorno alle ore 13:45, con l'intervento della presidente del tribunale, Bénédicte de Perthuis. Prima di entrare in aula dove si è seduta al primo banco, Le Pen è tornata a dire alla stampa che il partito dalla Fiamma Tricolore bleu-blanc-rouge ''non ha infranto nessuna regola''. Ha poi assicurato di avere un numero ''enorme di argomenti da sviluppare per difendere ciò che mi pare essere una forma di libertà parlamentare messa in discussione in questa vicenda''.
Gli imputati, processati in particolare per appropriazione indebita di fondi pubblici o complicità, rischiano un massimo di dieci anni di reclusione, una multa di un milione di euro e soprattutto una condanna a dieci anni di ineleggibilità che potrebbe ostacolare le ambizioni presidenziali di Marine Le Pen nel 2027.
Secondo l'accusa, quest'ultima e altri 26 membri del partito hanno partecipato ad un vero e proprio sistema di appropriazione indebita di fondi pubblici europei tra il 2004 e il 2016, utilizzando contratti di 'assistenti parlamentari' a Strasburgo per finanziare, in realtà, il funzionamento del partito in Francia. L'Assemblea Ue, che si è costituita parte civile nel processo, valuta un danno finanziario di tre milioni di euro. Ma chiederà solo due milioni, in quanto un milione è già stato rimborsato (il che non è un'ammissione di colpa, assicura il Rn).