Cerca e trova immobili
97 ostaggi, chi ha perso tutto e Gaza «annientata»: un anno dopo il 7 ottobre

ISRAELE / HAMAS97 ostaggi, chi ha perso tutto e Gaza «annientata»: un anno dopo il 7 ottobre

07.10.24 - 06:30
Nel primo anniversario dall'attacco di Hamas è difficile guardare al futuro con ottimismo
keystone-sda.ch / STF (Leo Correa)
97 ostaggi, chi ha perso tutto e Gaza «annientata»: un anno dopo il 7 ottobre
Nel primo anniversario dall'attacco di Hamas è difficile guardare al futuro con ottimismo

TEL AVIV - Un anno fa l'attacco in grande stile di Hamas scioccava Israele e il resto del mondo, dando il via a un vortice di violenza e terrore che non è ancora giunto al suo atto finale.

Chi manca all'appello - I blitz condotti dall'organizzazione terroristica palestinese provocarono un gran numero di morti (sono almeno 809 secondo cifre pubblicate domenica, ma c'è chi ritiene siano circa 1200) e feriti, oltre a mettere in luce errori e difetti dell'apparato di sicurezza israeliano. A rendere ancora più dolorosa la debacle di quel giorno ci furono i circa 250 tra israeliani e stranieri presi in ostaggio e portati nella Striscia di Gaza. Negli ultimi 12 mesi molti di loro hanno perso la vita, oppure sono stati liberati dalle Forze israeliane di difesa (IDF), oppure sono stati scambiati con prigionieri palestinesi. A oggi, però, non si ha nessuna notizia di 97 persone.

Non spegnere i riflettori - A tenere questa drammatica contabilità è il Forum delle Famiglie degli Ostaggi e dei dispersi. Per la stragrande maggioranza si tratta di cittadini israeliani, ma otto di essi dovrebbero essere di nazionalità thailandese. La loro sorte non è affatto chiara: di alcuni di essi è stato annunciato il decesso, ma i corpi non sono mai stati resi alle famiglie.

Lo sforzo dei parenti è incessante. Chiedono la liberazione di chi è ancora in vita, la restituzione dei corpi e si battono da mesi per una tregua che permetta alle famiglie di ricongiungersi. Non solo: lottano affinché il dramma degli ostaggi non sparisca dai riflettori dell'opinione pubblica, oscurato dalle operazioni militari e dagli attacchi su più fronti volute dal governo Netanyahu.

Le commemorazioni e le proteste - Sono varie le commemorazioni di questo primo anniversario previste per lunedì. Il presidente israeliano Isaac Herzog sarà a Sderot, una delle città più duramente colpite. Una cerimonia non ufficiale, organizzata dalle famiglie delle vittime e con una capienza limitata a 2000 persone (dalle 40mila previste inizialmente) per il rischio di attacchi di Hezbollah, è in programma per questa sera a Tel Aviv. Dozzine di città, non solo israeliane, hanno in programma proiezioni dell'evento.

Nel fine settimana sono state innumerevoli le manifestazioni di protesta in tutto il mondo. Da quella a Gerusalemme che chiedeva il rilascio degli ostaggi a quelle più spiccatamente pro Palestina e contro Israele. Svariate migliaia di persone hanno preso parte a presidi e cortei, con episodi di tensione come a Roma.

Il rischio attentati - Lunedì sarà una giornata di massima allerta. C'è il timore di manifestazioni anche violente, se non di veri e propri attacchi contro le comunità israeliane. In patria e all'estero.

Gaza è distrutta - Non si può dimenticare Gaza, che un anno dopo appare «annientata», per usare l'espressione di Medici Senza Frontiere (MSF). Dopo mesi d'incessanti bombardamenti e operazioni sul terreno da parte dell'Idf (che proseguono ancora, nonostante sui media si parli quasi esclusivamente di Libano), questo territorio - piccolo ma incredibilmente popolato - è stato letteralmente devastato. Una stima delle vittime del conflitto parla di 41500 morti e oltre 96mila feriti. «La situazione medica e umanitaria è spaventosa», denuncia MSF. «La guerra totale e l'assedio punitivo di Israele hanno distrutto il già fragile sistema sanitario di Gaza, sfollato ripetutamente la popolazione, costretta ad ammassarsi in aree sempre più piccole e in condizioni sempre più disumane, e impedito l'accesso a cibo, acqua e medicinali».

Quasi due milioni di sfollati interni - 9 abitanti della Striscia di Gaza su 10 hanno dovuto abbandonare la propria casa, afferma l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente. Si parla di almeno 1,9 milioni di persone che sono attualmente "sfollati interni". Alcune di loro sono state spostate 10 volte, se non di più.

Quale futuro? - È difficile fare previsioni per il futuro che non includano nuovi attacchi e bombardamenti. Il rischio di una guerra totale con l'Iran è concreto e da più parti si sono levate voci che chiedono uno stop alle ostilità, così da evitare un'escalation su scala regionale che avrebbe delle ripercussioni al momento inimmaginabili. Nelle prossime ore Israele potrebbe lanciare il tanto temuto attacco contro l'Iran

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE