Donald Trump ha lasciato intendere al presidente israeliano che sosterrebbe un attacco contro l'Iran
WASHINGTON - Israele dovrebbe «colpire i siti nucleari iraniani prima e preoccuparsi poi». Ad un mese esatto dal voto, Donald Trump attacca la linea di Joe Biden e offre un assist a Benyamin Netanyahu lasciandogli intendere che, con lui alla Casa Bianca, avrebbe le mani più libere per rispondere all'attacco dell'Iran.
Un messaggio che irrompe sulla campagna elettorale e arriva proprio mentre fra i democratici serpeggiano i timori di interferenze elettorali da parte del premier israeliano e sale la preoccupazione sulla debolezza di Biden e sull'impatto che la guerra in Medio Oriente potrebbe avere sul 5 novembre. «Netanyahu non farà nulla che possa aiutare le prospettive elettorali" di Kamala Harris, ha osservato con il Financial Times l'ex ministro degli Esteri giordano Marwan al-Mausker. Il premier israeliano, ha notato l'ex diplomatico israeliano Alon Pinkas, «sa giocare» con la politica americana «meglio della maggior parte dei politici statunitensi. E sta surclassando Biden».
Il presidente ha cercato smorzare le preoccupazioni sul crescente isolamento e la perdita di influenza degli States in Medio Oriente. Fra gli Usa e Israele i contatti sono costanti, "anche per 12 ore al giorno", ha assicurato Biden, che si è detto contrario ad attacchi ai siti nucleari iraniani e venerdì ha frenato anche su quelli ai pozzi petroliferi, temendo un balzo dei prezzi dell'energia a poche settimane dal voto. Ma non è chiaro se i suoi appelli saranno ascoltati o meno da Netanyahu, a cui spetta la decisione ultima e che, negli ultimi mesi, ha sorpreso più di una volta l'amministrazione con le sue mosse. Israele, ha riferito un funzionario del dipartimento di Stato alla Cnn, non ha dato garanzie sull'esclusione dei siti nucleari dai papabili target. Ed è "davvero difficile" dire se utilizzerà l'anniversario dell'attacco del 7 ottobre per vendicarsi di Teheran, ha aggiunto.
Mentre le consultazioni proseguono, il Pentagono si sta spaccando sulla rafforzata presenza americana in Medio Oriente. All'interno del dipartimento della Difesa molti sono convinti che la presenza statunitense nell'area limiti i rischi di una guerra più ampia. Altri invece temono che possa incoraggiare un'offensiva israeliana senza freni. La preoccupazione, riporta il New York Times, è che Netanyahu si senta totalmente protetto e decida quindi di alzare la mira dei suoi obiettivi. Ad agitare il Pentagono è anche il timore che la crescente attenzione al Medio Oriente sottragga risorse alla regione dell'Indo-Pacifico, dove un'invasione di Taiwan da parte di Pechino o le tensioni crescenti nel Mar Meridionale della Cina potrebbero far finire la situazione fuori controllo.