Lo Stato americano è stato colpito in passato da altri uragani di categoria 5. I terribili precedenti del 1992 e, ancor prima, del 1935
Prima di impattare contro le coste della Florida, iniziando a indebolirsi ulteriormente, l'uragano Milton aveva raggiunto una forza tale da essere classificato nella "categoria 5", ovvero il massimo previsto nella scala di Saffir-Simpson. Ma cosa significa?
Testualmente, citando quando riportato dal sito del National Weather Service degli Stati Uniti, questo significa venti superiori alle 157 miglia orarie (pari a 252 chilometri all'ora) e la prospettiva di «danni catastrofici». «Un'alta percentuale delle abitazioni in legno sarà distrutta, con il cedimento totale del tetto e delle pareti. La caduta di alberi e pali della linea elettrica isolerà le aree residenziali. Le interruzioni di corrente dureranno per settimane, probabilmente per mesi. La maggioranza dell'area colpita resterà inabitabile per settimane o mesi». Tutti fatti che si accompagnano, inevitabilmente, a vittime e ricostruzioni miliardarie.
Lo stato della Florida, assediato in queste ore dalla furia dirompente di Milton, ha conosciuto nella sua storia alcuni terribili precedenti. Per il più famoso, e nefasto, in tempi "recenti" bisogna riavvolgere la storia fino alla metà del mese di agosto del 1992, quando fu l'uragano Andrew ad approdare sulla costa, portando in dote raffiche di vento che fecero segnare quasi i 280 chilometri orari. Il suo impeto provoco la distruzione di oltre 63mila abitazioni, la morte di 65 persone e, più in generale, danni totali per oltre 27 miliardi di dollari del tempo (equivalenti a circa 61 miliardi di dollari di oggi). Letteralmente, una catastrofe.
Andrew, oltre alla Florida, impattò anche in altri Stati, in particolare in Louisiana. E fino al 2005, l'anno di Katrina, rimase, in termini di costo dei danni provocati, il peggiore uragano ad aver colpito gli Stati Uniti. Ma non il più forte in assoluto. Per risalire a quello il balzo indietro che occorre fare è infatti lungo quasi un secolo.
Bisogna tornare ai primi giorni del settembre del 1935 con quello che viene ricordato come l'uragano del "Labor Day", così chiamato per la corrispondenza con la festività nazionale dei lavoratori che negli Stati Uniti viene, appunto, celebrata il primo lunedì del mese di settembre. Quell'uragano portò con sé venti prossimi ai 300 chilometri orari, lasciando dietro di sé un bilancio di distruzione devastante e 423 morti.