Al momento l'Onu non è comunque intenzionato a riposizionare le sue forze di pace in Libano.
NEW YORK - «Al momento» non ci sono ripensamenti al Palazzo di Vetro su un riposizionamento della forza di pace Unifil sotto tiro nel Libano meridionale. Lo ha detto il portavoce dell'Onu Farhan Haq rispondendo alle domande dei giornalisti.
Haq ha rinviato a quanto detto oggi dal segretario generale Antonio Guterres in Laos - «i caschi blu devono essere protetti da tutte le parti» - ricordando «la rilevanza e il ruolo» delle forze di peacekeeping: «Unifil continuerà a svolgere i compiti indicati dal suo mandato», ha aggiunto il portavoce replicando, a proposito di un possibile riposizionamento, che «questa è la posizione adesso».
Oggi a Vientiane, parlando ai margini del vertice dell'Asean, Guterres aveva ribadito che gli spari israeliani contro i caschi blu sono «una violazione del diritto internazionale umanitario». Ieri, dopo i primi tiri contro due basi italiane e il quartier generale di Naqoura, il sottosegretario dell'Onu per il peacekeeping Jean Pierre Lacroix aveva fatto il punto su una situazione «sempre più allarmante» in cui «la sicurezza dei caschi blu è sempre più in pericolo».
Le attività operative di Unifil - aveva detto il capo del peacekeeping - si sono di fatto fermate da quando, il 23 settembre, Israele ha lanciato l'operazione Northern Arrows: «I caschi blu sono stati confinati nelle loro basi con significanti periodi nei bunker. Questo grave ostacolo alla libertà di movimento della missione all'interno della sua zona di operazioni ne ha gravemente limitato le sue capacità di monitoraggio». Dopo aver protestato perché «le attività di Hezbollah nei pressi delle posizioni Onu offrono il potenziale di invitare reazioni da parte di Israele», Lacroix aveva aggiunto che «ora ci troviamo in una situazione simile perché le Idf (le Forze di difesa israeliane, ndr) hanno istallato le loro posizioni accanto alle nostre».
La situazione di sicurezza ha posto inoltre sfide ai rifornimenti logistici di carburante, cibo e acqua alle basi Onu: «La deconflittualizzazione dei movimenti delle unità logistiche Unifil resta indispensabile», ha detto Lacroix, osservando che gli ultimi sviluppi hanno avuto un impatto anche sul personale civile, «quasi tutto spostato a Beirut o fuori dal Libano».
Sugli attacchi israeliani a Unifil sono arrivate diverse reazioni politiche. Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez condanna «nel modo più fermo quanto accaduto al quartier generale di Unifil in Libano, dove truppe israeliane hanno sparato ferendo dei caschi blu: è totalmente inaccettabile e pericoloso. Chiediamo di mettere fine a tutta la violenza di cui sono vittime i caschi blu. Ci sono anche oltre 40mila vittime a Gaza, circa 2 milioni di sfollati e quasi un milione in Libano a pochi giorni dall'incursione israeliana. Faccio un appello a mettere fine al ciclo della violenza». Gli fa eco la premier italiana Giorgia Meloni. «Torno a condannare quanto accaduto» contro il contingente Unifil da parte dell'esercito israeliano, non è accettabile, viola la risoluzione 1701 dell'Onu. Il governo ha protestato con decisione. Con Macron e Sanchez abbiamo deciso di stilare una dichiarazione comune».
Da parte sua il segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin ha riferito su X di aver parlato con il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant e di aver «sollecitato a garantire la sicurezza delle forze Unifil e di coordinare gli sforzi per passare dalle operazioni militari a un percorso diplomatico il prima possibile».
«Ho chiarito - prosegue Austin - che gli Stati Uniti sono ben posizionati per difendere il personale, i partner e gli alleati statunitensi dagli attacchi dell'Iran e dei sui alleati. Il ministro Gallant e io abbiamo ribadito il nostro impegno a impedire a qualsiasi attore di sfruttare le tensioni o espandere il conflitto nella regione. Abbiamo anche discusso di misure urgenti per affrontare la terribile situazione umanitaria a Gaza».